Albino Galvano
Albino Galvano (Torino, 16 dicembre 1907 ? Torino, 18 dicembre 1990) è stato un pittore, storico dell'arte e filosofo italiano. Dal 1927 al 1930 frequenta la "scuola di via Galliari" animata dal pittore Felice Casorati.
Nel 1945 fonda, insieme a Franco Antonicelli, l'Unione Culturale di Torino.
Promuove, dal 1948, il MAC, Movimento Arte Concreta, assieme a Gillo Dorfles, Nino Di Salvatore, Gianni Monnet, Bruno Munari, Filippo Scroppo, Atanasio Soldati.
Docente di pittura presso l'Accademia Albertina del capoluogo piemontese, poi professore di filosofia al Liceo Classico Vincenzo Gioberti, fu anche critico d'arte, fondatore nel 1946 della rivista Tendenza.------------------------------------------------------ Critica di Albino Galvano------------------------------------
Come molti giovani artisti Pio Carlo Barola sente la pittura più come mezzo per esprimere delle idee, di trasmettere un ?messaggio?, che non come esercizio dell?occhio e della mano; se nell?un caso e nell?altro si tratta di costituir un linguaggio, di formulare un discorso, si può ben dire che Barola, come molti altri della sua generazione, punta più sui contenuti che sulla forma, subordina i mezzi e lo stile a quanto intende comunicare. Simboli e allegorie dominano i suoi quadri, un repertorio di emblemi-chiave si accampa sulle sue tele con insistenza, quasi con prepotenza: fiori, farfalle, allusioni allo sgorgo della vita, talvolta liberamente espansa, altra volta costretta e martirizzata dalle circostanze ostili di una società che appare al pittore cinica e mortificatrice. Abbiamo ben conosciuti, negli ultimi dodici anni, questa impazienza dei giovani, in tutti i suoi aspetti accettabili o discutibili, e non è certo il caso qui di tentarne un?ennesima analisi sociologica o politica. Ma per quanto più direttamente ci riguarda, cioè per la pittura, dobbiamo subito aggiungere che Barola, per sua e nostra fortuna, non la sacrifica alla polemica, ma ne utilizza gli strumenti, acquisiti con una solida, anche se non priva di traversie, educazione all?Accademia Albertina, per dar corpo e spessore alle astrazioni intellettuali.
Basterebbe, per rendersene conto, osservare come il tessuto pittorico dei suoi quadri colle pennellate fluide e corsive degli azzurri, delle ocre, delle interiezioni di nero, spesso accentuate in cerniere di disegno impetuosamente espressionistico, appartenga alla buona tradizione di una pittura che non teme di ?raffigurare? e di raffigurar con mezzi di schietto gusto del colore e della materia, e rassicurarsi sulla sua autentica vocazione, indipendentemente dalle, forse talvolta troppo insistite, preoccupazioni di elaborare dei quadri ove il significato complessivo esiga una lettura non soltanto ottica ma concettuale. Basterebbe osservare, fra i quadri qui esposti, con quanta gioia visiva Barola renda le strane forme e le vivaci colorazioni dei suoi ?Pesci? tropicali, o il drammatico gioco di contrasti cromatici e chiaroscurali di un ?Paesaggio? o, infine, la solida costruzione dei suoi ?Nudi?, anche quando questi si propongono piuttosto come sigle di un discorso ideologico anziché come saggi di ottica sensualità, per rendersi conto di come Barola possa portare avanti il suo discorso con mezzi linguistici talvolta crudi e semplificatori, ma figurativamente validi e intensi. In certe tele recenti poi il giovane pittore è ricorso a mezzi indiretti, come l?impiego del colore a spruzzo, con risultati di notevole delicatezza, giocati da soli o per contrasto col resto del quadro fortemente disegnato dal segno e dall?impasto.
L?inno alla vita e alla sua libera espansione ch?egli persegue con tanto accanimento e che rappresenta con simboli elementari ma efficaci, con metafore scevre di ambiguità nella loro immediata evidenza visiva, ci dice che in lui passione ideale e polemica contestatrice tendono sempre più a calarsi in una padronanza piena di mezzi pittorici.
Non mancano del resto nel suo lavoro attente sperimentazioni di forme alternative di linguaggio, dalle inserzioni di frammenti di specchio sulla tela, all?interesse recentemente dimostrato e di cui ci parlava con entusiasmo, per l?incisione. Un registro, insomma, assai vasto di lavoro in molteplici direzioni si apre di fronte a lui e lo sollecita secondo differenti possibilità. Questa vivacità d?interessi, lo stesso candore un poco scanzonato, sono indice di una serietà anche morale con cui egli affronta il difficile compito ? difficile sotto ogni aspetto ideale e pratico - di ?far il pittore?, sono la miglior garanzia per il suo avvenire.
Torino, marzo 1980