Al Castello di Rivoli De Chirico allo specchio

Torino - Solo un chilometro separa il Castello di Rivoli da Villa Cerruti, la dimora voluta dall’imprenditore torinese Francesco Federico Cerruti negli anni Sessanta appositamente per ospitare la propria collezione privata. Ma il viaggio è significativo per i capolavori di Giorgio De Chirico, che fino al 27 maggio resteranno esposti nelle sale del museo. L’incontro con il grande pubblico è la prima novità, cui si aggiunge la trama di relazioni e confronti che i quadri instaurano con le opere della raccolta del Castello.

In mostra un selezionato nucleo di dipinti realizzati da De Chirico tra il 1926 e il 1927: uno spaccato dell’eccezionale attitudine alla trasformazione dell’autore, che da immagini enigmatiche come sogni, ombre nette, colori piatti muove verso un’indagine sul tempo, l’immobilità, l’inesprimibile fragilità della coscienza. A partire dagli anni Venti, l’artista intraprende la via del superamento degli stili e incontra il tema della metamorfosi nel mondo antico.

In De Chirico la riscoperta della mitologia classica non avviene come nel Rinascimento per ricostruire una storia nel passato, ma per uscire dalla Storia, quella stessa che proprio dal Rinascimento ci ha portato a quell’accelerazione mortifera e ingestibile che arriva alla nostra contemporaneità”, commenta Carolyn Christov-Bakargiev, curatrice della mostra insieme a Marcella Beccaria.

Nell’esperienza dell’artista i miti dell’antichità s’intrecciano con le memorie personali. A Torino De Chirico soggiornò nel 1911. “Sembra – scrisse – che la città sia stata costruita per le dissertazioni filosofiche”: nella griglia ordinata di strade, tra le piazze e gli archi dei portici, le ombre del pomeriggio si proiettano lunghe, offrendo ispirazione per la nascita di una pittura nuova. Atmosfere misteriose e malinconiche riportano alla mente l’esplosione, proprio in questi luoghi, della pazzia di Friedrich Nietzsche, che De Chirico aveva imparato ad ammirare durante gli studi all’Accademia di Belle Arti di Monaco.

Ed è proprio in omaggio alla circolarità del tempo che al Castello di Rivoli i quadri della Collezione Cerruti incontrano le opere di Giulio Paolini, Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto, Maurizio Cattelan.

Accostamenti arditi “gettano una nuova luce sulla poetica di De Chirico e sulla sua inesauribile eredità culturale”, spiega Marcella Beccaria. Così le Muse metafisiche si specchiano nella Casa di Lucrezio di Paolini, I due cavalli trovano un doppio inquietante nella tassidermia di Novecento di Cattelan e l’Autoritratto con la propria ombra si confronta con l’Architettura dello specchio di Pistoletto.

Nelle intenzioni delle curatrici, l’allestimento ricalca lo spirito eclettico e visionario di Francesco Federico Cerruti che, partendo da un piccolo disegno di Kandinskij, mise insieme una collezione capace di spaziare dai fondi oro medievali all’arte contemporanea e di attrarre richieste dai musei di tutto il mondo.

Aspettando il 2019, quando Villa Cerruti sarà accessibile al pubblico nella sua interezza, all’interno del nuovo polo museale incentrato sul Museo di Arte Contemporanea del Castello di Rivoli.


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