Al MADRE di Napoli la più grande retrospettiva dedicata a Mimmo Jodice

Dal 24 giugno al 24 ottobre il Museo ospita una rassegna dal titolo "Attesa. 1960-2016" con oltre 100 opere del grande fotografo in cui si articolano i principali temi della sua ricerca.

NAPOLI - Mimmo Jodice, uno degli indiscussi maestri della fotografia contemporanea, sarà protagonista al MADRE di Napoli, con la più ampia retrospettiva a lui dedicata. "Attesa. 1960-2016" è il titolo della rassegna curata da Andrea Villani, che attraverso oltre 100 opere, in un allestimento appositamente pensato per il museo, ripercorre la carriera del grande fotografo, dalle prime sperimentazioni sul linguaggio fotografico degli anni Sessanta e Settanta fino alla nuova serie (Attesa, 2015) realizzata in occasione di questo progetto retrospettivo.

Il percorso espositivo propone i più importanti cicli realizzati da Jodice, in cui si articolano i principali aspetti e temi della sua ricerca, dalle radici culturali del Mediterraneo fino al perdurare del passato nell'identità del presente. Una sezione sarà dedicata ai lavori di matrice sociale e di impegno civile degli anni Sessanta e Settanta, mentre nelle altre sezioni saranno presentate anche opere di alcuni artisti, selezionati per delineare le primarie fonti di ispirazione di questa ricerca magistrale.

Jodice delinea nelle sue opere una dimensione spazio-temporale posta al di là delle coordinate spaziali o dello scorrere del tempo, sospesa nella dimensione contemporaneamente fisica e metafisica, empirica e contemplativa dell’attesa. Un'attesa che è anche matrice e magistero di una pratica rigorosamente analogica della fotografia: l'attesa nella ricerca paziente dell'illuminazione, spesso mattutina, in grado di rilevare l'essenza del soggetto rappresentato, o l'attesa nell'altrettanto paziente bilanciamento dei bianchi e dei neri in camera oscura.

Nelle sue diverse sezioni, fra loro connesse, la mostra evoca un tempo circolare, ciclicamente ritornante su se stesso, sulle sue ragioni fondanti e sui suoi motivi ispiratori, da cui affiora una vera e propria “realtà fotografica”.