Costruire per gli dei. Come nacque la Valle dei Templi
Dal 12 giugno nel Parco Archeologico e Paesaggistico di Agrigento.
Agrigento - Come si costruiva nel mondo antico? Come facevano i nostri antenati a sollevare e assemblare gli enormi blocchi di pietra che ancora oggi danno forma ai templi della Magna Grecia? Dimore terrene di divinità onnipotenti, gli edifici sacri erano progettati senza lasciare nulla al caso, pena l’ira dei loro suscettibili abitanti. Assuefatti all’uso delle tecnologie, restiamo regolarmente a bocca aperta davanti a simili meraviglie, ma la loro origine ci appare spesso un mistero.
Da mercoledì 12 giugno al prossimo 30 novembre la mostra “Costruire per gli dei. Il cantiere nel mondo classico” soddisferà ogni curiosità nel suggestivo scenario della Valle dei Templi di Agrigento.
Un itinerario chiaro e ben documentato condurrà i visitatori tra i principali monumenti del sito UNESCO, mostrando attraverso modelli funzionanti a grandezza naturale le principali macchine utilizzate nell'antichità e i loro ingegnosi meccanismi, spesso di disarmante semplicità.
Nata da un’idea del direttore del Parco Archeologico siciliano Giuseppe Parello, la mostra è curata dall’architetto e storico Alessandro Carlino, che da anni studia i templi dorici dell’isola, e si avvale di un comitato scientifico di rilievo. Al suo interno compaiono infatti l’ex direttore generale dell’ICCROM e archeologo di fama internazionale Stefano De Caro, il responsabile scientifico dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma Heinz Jurgen Beste, che ha studiato i montacarichi usati per gli spettacoli del Colosseo, il direttore tecnico del Parco della Valle dei Templi Carmelo Bennardo, che da due decenni guida i restauri all’interno del sito, nonché l’architetto e studioso Manolis Korres, che ha firmato il progetto di restauro dell’Acropoli di Atene e studiato le tecniche usate per edificare il Partenone.
Analizzando le fonti antiche – in primis gli scritti di Diodoro Siculo sulla costruzione dell’Olympeion – questo formidabile team di esperti ha ricostruito la genesi della città greca di Akragas, antenata dell’odierna Agrigento: secondo il poeta Pindaro era “la più bella città dei mortali”, mentre il filosofo Empedocle riferiva che i suoi abitanti “costruivano come se dovessero vivere in eterno e banchettavano come se dovessero morire l'indomani”.
Partendo dal Tempio di Giunone, in cima alla collina, per arrivare al Tempio dei Dioscuri, passo dopo passo il percorso della mostra accompagna i visitatori alla scoperta di metodi, congegni e materiali che diedero vita all’antica Akragas: dall’estrazione dei massi al trasporto, dal sollevamento alle rifiniture e alle decorazioni, per finire con un’esposizione di strumenti antichi originali ritrovati a Pompei da ammirare presso il vicino Museo Archeologico "Pietro Griffo" insieme a modellini e preziose riproduzioni grafiche d’epoca.