Dal 13 luglio al Macro "Roma Pop City 60-67"

Dal 13 luglio al 27 novembre 2016 - Roma, MACRO - Museo d’Arte Contemporanea Roma

Gli anni ’60 a Roma furono anni particolarmente intensi dal punto di vista artistico, probabilmente uno dei momenti più esaltanti per la Capitale. Un periodo ricco di stimoli intellettuali e di sperimentazioni, grazie all'intensa attività artistica e culturale che si sviluppò attorno a Piazza del Popolo. Qui infatti un gruppo di artisti, i “popartisti” della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, diede vita a una stagione densa e fertile, creando uno stile inedito e sempre in bilico tra opera e comportamento. C’erano Franco Angeli, Nanni Balestrini, Gianfranco Baruchello, Umberto Bignardi, Mario Ceroli, Claudio Cintoli, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, Sergio Lombardo, Francesco Lo Savio, Renato Mambor, Gino Marotta, Titina Maselli, Fabio Mauri, Pino Pascali, Luca Maria Patella, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Cesare Tacchi, Giuseppe Uncini.

Il MACRO - Museo d’Arte Contemporanea Roma fa rivivere quella prolifica e densa stagione culturale, attraverso la mostra ROMA POP CITY 60-67, promossa da Roma Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e curata da Claudio Crescentini, Costantino D’Orazio, Federica Pirani.

L’esposizione, aperta dal 13 luglio al 27 novembre, vanta uno straordinario Comitato scientifico, composto da Nanni Balestrini, Achille Bonito Oliva, Maurizio Calvesi, Laura Cherubini, Andrea Cortellessa, Claudio Crescentini, Costantino D’Orazio, Raffaella Perna, Federica Pirani, Fabio Sargentini, Lorenza Trucchi.

La rassegna propone un nucleo di 100 opere, fra dipinti, sculture, fotografie, installazioni. Ma anche film d’artista e documentari, recuperati grazie alla collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale, che hanno come protagonista la Roma dei primi anni ’60, trasformata e rivissuta mediante l’immaginario visivo degli artisti protagonisti di quella stagione.

Artisti che si riappropriano di una città in rapida trasformazione e definizione trasformandola in arte, mediante un immaginario visivo che seppur attratto dalle icone di una società urbanizzata, in pieno boom economico e quindi orientata al consumo, a differenza della Pop Art americana, riuscì tuttavia a superare i canoni puramente commerciali e produttivi, segnando quindi confini, spazi e teorie.

La nuova realtà artistica si sviluppò andando oltre la pittura Informale degli anni Cinquanta, attraverso un recupero di una formula artistica di tipo pittorico e figurativa con uno sguardo sempre attento all’iconografia dei movimenti italiani del primo Novecento, in particolare Futurismo e Metafisica.