I capolavori di Hans Memling. Tra i tesori di Bruges, sulle orme del maestro quattrocentesco – ne parla Till-Holger Borchert
Un volto, uno sguardo e il paesaggio sullo sfondo: la pittura come la conosciamo oggi nasce dal pennello dei maestri fiamminghi del Quattrocento. Nelle ricche città mercantili affacciate sul Mare del Nord, la sensibilità e gli stili di vita della borghesia in ascesa fluiscono nei quadri in mezzo a santi e madonne vestite dei preziosi tessuti delle Fiandre: affetti e oggetti del quotidiano invadono dolcemente quella che prima era la rappresentazione di un mondo altro e distante, cambiando il centro di gravità dell’arte.
Tra gli interpreti di questa straordinaria stagione c’è Hans Memling, il genius loci di Bruges, che adornò la sua città d’adozione di opere mirabili e affascinò i più fini collezionisti italiani con i suoi ritratti e i suoi dipinti di narrazione. Le sue vivide tavole dipinte a olio, con sorprendente gusto per i dettagli e immaginazione raffinata, brillano tuttora tra i tesori della cittadina fiamminga.
Per raccontarvele abbiamo chiesto aiuto a Till-Holger Borchert, storico dell’arte, direttore del Musea Brugge e curatore di mostre che sono state pietre miliari nella riscoperta del maestro quattrocentesco, come Memling’s Portraits alla Frick Collection di New York e al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid (2005) o Hans Memling. Rinascimento fiammingo alle Scuderie del Quirinale di Roma nel 2014-20215.
“Insieme a Jan van Eyck, Hans Memling è stato uno degli artisti guida della Prima Scuola Fiamminga”, spiega Borchert: “In questo periodo Bruges divenne il più importante centro commerciale e bancario dell’Europa Nord-occidentale e nei secoli successivi emergerà come uno degli epicentri culturali delle Fiandre. La presenza di stranieri facoltosi, importanti istituzioni religiose, ricche famiglie borghesi e membri della corte di Borgogna creò un fiorente mercato per un’ampia varietà di merci di lusso: questo rese Bruges particolarmente attraente per pittori, miniaturisti e altri artisti. Il laboratorio di Memling era tra i più prolifici e versatili della città. Attivo a Bruges dal 1465 fino alla sua morte, nel 1494, egli approfittò della crescente domanda di ritratti, pale d’altare e immagini devozionali tra mecenati locali e internazionali”.
Esiste a Bruges un’opera capace di sintetizzare la grandezza di Hans Memling?
“Il Dittico di Maarten van Nieuwenhove, uno dei capolavori del museo dedicato ad Hans Memling nell’Ospedale di San Giovanni di Bruges, include forse il ritratto più impressionante che il maestro abbia mai dipinto. L’opera mostra il giovane committente in un interno, mentre prega davanti a un lussuoso libro delle ore. Egli dirige il suo sguardo verso la Madonna con il Bambino che occupa la parte sinistra del Dittico. Per assicurarsi che la Vergine fosse percepita come una presenza reale e non come una visione, Memling dipinse la sua figura insieme a quella di van Nieuwenhove riflessa nello specchio in fondo alla stanza. L’immagine allo specchio permette anche allo spettatore di comprendere più pienamente lo spazio del dipinto. Realizzata nel 1487, verso al fine della sua carriera, quest’opera evidenzia le grandi abilità tecniche di Memling, ma anche la sua inventiva nel creare immagini di straordinaria potenza”.
E per quanto riguarda la pittura di narrazione, altro fondamentale punto forte di Memling?
“Il Dittico non è che uno dei capolavori di Memling conservati a Bruges: il pittore ricevette infatti parecchie commissioni dai frati e dalle suore dell’Ospedale di San Giovanni e molti di questi dipinti sono ancora conservati nella loro sede originaria. Il più notevole è il monumentale trittico che una volta fungeva da pala d’altare per la cappella dell’Ospedale. Datato 1479, mostra nella tavola centrale le Nozze mistiche di Santa Caterina, mentre le ali laterali sono dedicate a episodi delle vite dei santi patroni dell’Ospedale, San Giovanni Battista (a sinistra) e San Giovanni Evangelista (a destra). Qui è di grande interesse la rappresentazione di San Giovanni sull’isola di Patmos, che sfoggia un’immaginazione narrativa con cui solo le incisioni realizzate da Dürer degli ultimi anni del secolo furono in grado di competere. Altri trittici, di dimensioni minori, furono commissionati a Memling nel 1479 e nel 1480 da due frati della comunità dell’Ospedale: il Trittico dell’Adorazione dei Magi realizzato per Jan Floreins, come ricorda una ricca iscrizione, e Il Compianto e la Sepoltura di Cristo, dipinto su richiesta di Adriaen Reins. Nel 1489, poi, Memling terminò il Reliquiario di Sant’Orsola, che narra la leggenda della Santa e delle sue 11 mila vergini sui sei pannelli dipinti che rivestono la cassa. Tra queste immagini spiccano due rappresentazioni della città di Colonia, così precise e dettagliate da far pensare che il maestro, nato in Germania, avesse vissuto del tempo a Colonia prima di trasferirsi nelle Fiandre”.
Dalla Germania alle Fiandre, dunque. Ma Memling era ben noto anche agli intenditori di pittura fiorentini. Come ha fatto la sua fama a raggiungere la Penisola?
“Il banchiere fiorentino Angelo Tani, rappresentante del Banco dei Medici a Bruges, fu tra i primi committenti di Memling, che realizzò il monumentale Trittico del Giudizio Universale per la sua cappella in Badia Fiesolana, presso Firenze. Sfortunatamente, il vascello che lo trasportava fu catturato dai pirati e il dipinto finì a Danzica, dove si trova tuttora. Anche Tommaso Portinari, successore di Tani, si rivolse a Memling per alcune commissioni, tra cui spicca il doppio ritratto del banchiere e di sua moglie, oggi conservato a New York. I ritratti di Memling divennero particolarmente popolari tra i clienti italiani: egli, infatti, fu tra i primi pittori fiamminghi a usare il paesaggio come sfondo, un elemento che divenne estremamente influente e di moda nell’arte del Rinascimento italiano. Richiestissimo da committenti raffinati tra cui Bernardo Bembo, ambasciatore veneziano nelle Fiandre, con il suo stile Memling ispirò pittori come Piero della Francesca, Ghirlandaio, Botticelli e perfino Leonardo”.
Articolo pubblicato su: http://www.arte.it/bruges2018/-14489