La Sardegna e i suoi murales

Mille sono i modi attraverso i quali si può attraversare la Sardegna. Da quelli più banali ma senz’altro splendidi, a base di spiagge e mare, a quelli meno frequentati ma altrettanto affascinanti. Quello che vi proponiamo qui è un itinerario lungo la secolare tradizione del muralismo sardo. Dal 1968 di Pinuccio Sciola fino ai grandi street artist come Blu ed Ericailcane.

Era giugno di tanto tempo fa. La memoria non è più così lucida, i ricordi sono soffusi nelle sensazioni dell’entusiasmo, nello stupore di tanta gente, per i muri bianchi! I volti cotti dal sole incorniciavano sorrisi pieni di amicizia e di spontanea partecipazione. Le mani callose stringevano altre mani. La lunga processione del Corpus Domini si snodava nelle strette strade imbiancate di calce, i mattoni crudi si vestivano a festa con le frasche portate dai giovani e con i primi colori sui muri. Si iniziava inconsapevolmente la nuova storia di San Sperate, una storia scritta con i colori dell’entusiasmo”.

Era il 1968, anno di grande fermento politico-culturale e di rivoluzioni, quando Pinuccio Sciola, in concomitanza con il Corpus Domini e davanti allo stupore dei compaesani, inizia la rivoluzione dei “muri bianchi” coprendo di calce i muri in ladiri (mattoni d’argilla cruda e paglia) di San Sperate e dando il via a uno dei primi esempi d’arte ambientale in Italia.

LA RINASCITA CON LA STREET ART

A tirare su le sorti del muralismo, alla fine degli Anni Novanta, nonostante il loro operato non si discosti iconograficamente dal folclore isolano e si allontani dai clamori ideologici, Pina Monne, Toni Amos, Luigi Pu e Fernando Mussone, mentre si dovrà aspettare fino agli Anni Zero per vedere diffondersi il fenomeno della Street Art.

Il muralismo è solo un pretesto per far incontrare la gente”. È ancora l’illuminato Pinuccio Sciola a capire l’importanza della Street Art e a voler mettere le basi per il superamento dell’accezione negativa nei confronti dei writer promuovendo il progetto Il Fiume dei Writers (2008). Workshop che ha consentito la riqualificazione dell’alveo di un canale in disuso (Rio Flumineddu) e il consolidamento del legame tra la comunità della zona e quella di San Sperate attraverso una riflessione sul muralismo da parte di trentasei giovani artisti guidati dallo stesso Sciola. Il risultato è stato quello di una creatura fantastica, ibrido antropomorfo dai lunghi tentacoli che unisce le due sponde per un totale di settanta metri.

Qualche anno dopo, precisamente nel 2011, l’amministrazione comunale sassarese finanzia alcuni progetti di riqualificazione urbana delle zone periferiche della città, in particolare dei quartieri di Latte Dolce e Carbonazzi, tra cui Street Art 2011 e 2012, progetti ideati dal collettivo Alim(e)ntazione che hanno coinvolto Blu e Ericailcane, autori di una feroce denuncia nei confronti delle ancora numerose servitù militari in Sardegna, ovvero due grandi mani che versano scorie tossiche, incarnate da missili e carri armati, in un articolato alambicco, oltre a agli interventi più astratti di Moneyless e Tellas. Mentre nel centro storico, in una delle facciate dell’Hotel Turritana da tempo in disuso, è ancora Ericailcane che dedica alla Festa dei Candelieri una grande tartaruga che porta sul carapace dieci candele accese.

A San Gavino Monreale il primo murale nasce, invece, da un episodio drammatico. Nel 2013 in conseguenza alla morte prematura di Simone Farci detto Skizzo, la comunità organizza una festa il cui ricavato sarà stanziato per la realizzazione di un murale da parte del compaesano Giorgio Casu. Da qui una lunga serie di interventi a opera di artisti locali come Crisa, Andrea Casciu, La Fille Bertha, Skan, ma anche Ericailcane, il messicano Spaik e la colombiana Bastardilla. Il paese si trasforma e si libera dal grigiore nel giro qualche anno. Compaiono, tra gli altri, personaggi come Don Chisciotte, Eleonora d’Arborea, David Bowie, Gigi Riva e Antonio Gramsci.

COSA SUCCEDE A CAGLIARI

Un anno dopo, a Cagliari, dall’incontro tra l’associazione Urban Center e quindici giovani artisti, perlopiù locali, nasce la Galleria del Sale. Un progetto di riqualificazione urbana attraverso un’operazione di Street Art che identifica la zona in cui si articola il percorso a cielo aperto, concepito nel contesto della pista ciclabile che congiunge il porticciolo di Su Siccu al Parco di Molentargius. Una vera e propria galleria d’arte, armonicamente inserita in un panorama di confine della città che è diventata oramai parte integrante del panorama urbano.

Tellas, Crisa, La Fille Bertha, Skan, Enea, Neeva, Ufoe, Conan, Daniele Gregorini e Manuinvisible sono alcuni degli artisti coinvolti nella prima fase del progetto, seguiti da Andreco, Zed1, Bastardilla, Kiki Skipi e Veronica Paretta per riflettere sul rapporto tra uomo e natura in rapporto alla tecnologia, all’influenza dei media e al contesto urbano, con un occhio di riguardo alla tutela del paesaggio in relazione ai fenomeni di trasformazione urbana e abbandono. E lo fanno con maestria e diversi approcci estetici, tra realismo stilizzato, neopop, decorazione seriale ai limiti dell’astrazione, surrealismo e pattern. Ed ecco i personaggi senza volto di Kiki Skipi, l’universo dei barbuti di Andrea Casciu, gli affastellamenti di segni e simboli di Crisa, le donnine dalle labbra cuoriformi in versione bucolica di La Fille Bertha e il brulicare di linee che s’intersecano implodono ed esplodono di Veronica Paretta, ultima a intervenire alla Galleria del Sale. Gli stessi artisti, più molti altri anonimi, compaiono senza soluzione di continuità nelle pareti della lunga via San Saturnino, nel centro storico cagliaritano.

Sono tanti i murales realizzati a Cagliari negli Anni Ottanta e andati distrutti. Soprattutto uno che ha coinvolto l’opinione pubblica destando non poche polemiche: il murale di Pinuccio Sciola realizzato in Piazza Repubblica nel 1985. Tre blocchi monolitici sovrapposti in un equilibrio precario a formare un menhir, cancellato nel 2013 a insaputa dell’artista durante la ristrutturazione della palazzina che lo ospitava.

Per finire questa lunga carrellata degli episodi più rappresentativi del muralismo sardo, merita una citazione anche l’opera di Tellas a Sant’Avendrace, realizzata in occasione di Cagliari Capitale Italiana della Cultura, un grande paesaggio marino stilizzato, giocato sulle tonalità del blu, che dialoga con lo stagno di Santa Gilla.

In definitiva l’antichissima Sardegna, oltre all’immenso patrimonio archeologico, fatto di nuraghi, domus de janas, pozzi sacri, tombe di giganti, menhir e quant’altro, spesso poco conosciuto anche dagli stessi sardi, possiede qualcosa come quasi 2mila murales (sono 1.854 quelli schedati, ma il censimento non è ancora terminato). Sarà pur banale ribadire che la Sardegna non è solo spiagge paradisiache e mare incontaminato, ma questa è la realtà.

Articolo pubblicato su: https://www.artribune.com/arti-visive/street-urban-art/2018/10/sardegna-murales/