L’Arte del sorriso. La caricatura a Roma dal Seicento al 1849.
ROMA - Sarti, cappellaie e rammendatrici di calze, accanto a soffiatori di vetro, burattinai, musicisti, sono i protagonisti delle 120 opere in esposizione al Museo di Roma Palazzo Braschi nella mostra L’Arte del sorriso. La caricatura a Roma dal Seicento al 1849 dal 9 giugno al 2 ottobre 2016.
La caricatura, a lungo ritenuta un genere minore, viene riscoperta attraverso alcuni celebri interpreti. Sono stati tanti i grandi artisti che si sono dedicati a questo genere, da Leonardo ad Annibale Carracci, a Gian Lorenzo Bernini che per molti aspetti è considerato il vero iniziatore di questo peculiare tipo di ritratto irriverente.
Tuttavia è soltanto nel '700 che questa forma di arte si afferma acquisendo maggiore considerazione e anche una impostazione intellettualistica.
Roma nel XVIII secolo si mirava a 'colpire' non tanto la collettività quanto il singolo personaggio. Alcuni personaggi, quali nani e storpi vengono ritratti senza alcuna intenzione moraleggiante e la loro figura, anziché suscitare commiserazione o pietà, diventa oggetto di scherno, magari bonario e affettuoso. Grande attenzione è poi rivolta ai numerosi mercanti e venditori ambulanti, che si potevano incontrare quotidianamente sia per le strade che nei grandi poli commerciali. Tra i molti aspetti della vita sociale e culturale dell’epoca un posto di rilievo lo occupano il teatro e il mondo dello spettacolo.
Tra i protagonisti indiscussi del genere sicuramente c'è Pier Leone Ghezzi (1674-1755), soprannominato il ‘Cavaliere delle caricature’ per la sua abilità nel ritrarre con arguzia uomini di ogni ceto sociale. Altro grande interprete è l’architetto pontificio Carlo Marchionni (1702-1786), di cui è nota soprattutto, oltre alla qualità grafica, anche una grande capacità di introspezione psicologica. Giuseppe Barberi (1746-1809), suo allievo, coltiverà assiduamente questo genere. La sensibilità di Barberi nel cogliere i caratteri individuali si manifesta anche nella puntuale registrazione delle fogge dell’abbigliamento: dagli abiti di gala di nobili e aristocratici, alle vesti di lavandaie, sarte, operai, artigiani e venditori diversi che spesso indossano i costumi popolari dei luoghi di provenienza.
Caricature che costituiscono una sorta di racconto articolato in microstorie, che riescono a suggerire uno spaccato di vita quotidiana dell’epoca.
Nell’800 comincia invece il declino e l’esaurimento di questo genere, sostituto gradualmente dalla vignetta satirica quale illustrazione di una stampa politica e strumento di critica sociale. E sull'esempio dei primi due giornali satirici francesi La Caricature (1830-35) e Le Chiarivari (1832-93) - entrambi fondati a Parigi da Charles Philipon e aperti alla collaborazione di disegnatori quali Honoré Daumier, Grandville, Paul Gavarni - a Roma ne nascono di simili, tra i quali spicca il socialista e anticlericale Don Pirlone, che punta su un forte impegno civile.