L'omaggio di Milano a Emilio Isgrò

Una grande esposizione dedicata a questo artista che ha dedicato la propria vita alla ricerca di linguaggi sempre più originali e alla creazione di uno stile unico, che intreccia parole e segno grafico, materia e poesia.

MILANO - Milano rende omaggio a Emilio Isgrò, una delle figure cardine del concettuale italiano e unica per molti aspetti nel panorama dell’arte nazionale e internazionale.

Siciliano di nascita ma milanese di adozione, Isgrò spazia liberamente tra la poesia, il teatro, l’arte mantenendo la parola come strumento fondamentale delle sue creazioni che si distinguono grazie a una cifra stilistica originale e personalissima. Celebri le sue cancellature che lui stesso definisce in questo modo: “La cancellatura non è una banale negazione ma piuttosto l’affermazione di nuovi significati: è la trasformazione di un gesto negativo in un gesto positivo. [...] In ogni caso, chiunque opera e chiunque sceglie, cancella. Cancella delle cose per privilegiarne altre. Il destino, la sorte o gli scrittori, privilegiano tutti una cosa al posto di un’altra”.

L’antologica che lo vede protagonista nella sua città di adozione, si sviluppa in tre differenti sedi: Palazzo Reale, Le Gallerie d'Italia e Casa Manzoni.

A Palazzo Reale sarà esposta una selezione di lavori storici ricca di oltre 200 opere tra libri cancellati, quadri e installazioni. Il corpus di opere storiche è stato modulato attraverso blocchi tematici e intervallato da grandi installazioni, che rappresentano uno degli aspetti più significativi ma ancora poco conosciuti della sua complessa produzione. Una scelta che lega visivamente i diversi lavori e svela al pubblico i passaggi e le evoluzioni che la cancellatura ha avuto nel tempo.

L'esposizione si apre con una riflessione sull'identità e l'autorialità, temi che l’artista ha toccato fin dalla fine degli anni Sessanta con le opere “Il Cristo cancellatore” (1968) e “Dichiaro di non essere Emilio Isgrò” (1971), per arrivare quarant'anni dopo al “Dichiaro di essere Emilio Isgrò,” l’imponente opera che ha dato il titolo alla sua antologica del 2008 a Prato.

Successivamente, è affrontata quella che l’artista ha definito “arte generale del segno”, ovvero l’evoluzione nel tempo della cancellatura e della poesia visiva. Dalle prime cancellature degli anni Sessanta all’"Enciclopedia Treccani" (1970), da “I promessi sposi non erano due” (1967) alla “Costituzione cancellata” (2010). Inoltre è esposto in questa sezione il ciclo “Guglielmo Tell”, presentato nella sala personale alla 45° Biennale di Venezia (1993) e ora ri-allestito a Palazzo Reale. E ancora, come focus indispensabile alla comprensione dell’opera dell’artista, sarà riproposta l’installazione-partitura per quindici pianoforti Chopin.

L’esposizione di Palazzo Reale termina con una sala dedicata alla “trilogia dei censurati”, un ciclo di lavori che Isgrò ha dedicato nel 2014 a personaggi la cui sorte fu condizionata da opinioni e poteri consolidati.

Alle Gallerie d'Italia si potrà invece ammirare l’anteprima del celebre ritratto di Alessandro Manzoni dipinto da Hayez e cancellato in bianco. Isgrò riconosce nel grande scrittore il simbolo di una unità nazionale oggi più che mai necessaria nell'Italia che cambia con l’Europa e con il mondo. Quindi non a caso l’ultima parte dell’esposizione trova spazio proprio alla Casa Manzoni dove è protagonista un nuovo lavoro dal titolo "I promessi sposi cancellati per venticinque lettori e dieci appestati".

L’esposizione a cura di Marco Mazzini rimarrà aperta fino 25 settembre. 

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