Marina Abramovic diventa Maria Callas. Nel 2020 porta a teatro sette eroine della lirica

Debutterà all’Opera di Monaco il progetto “Seven Deaths”, omaggio alle sfortunate protagoniste delle opere, da Tosca a Carmen, ad Aida. Con la voce della Callas a far da trait d’union

Un bel dì vedremo… Certo, ci vorrà un po’ di pazienza, ma due anni passano in fretta. È atteso per il 2020 il debutto, all’Opera di Monaco, di uno dei progetti più cari a Marina Abramovic, “Seven Deaths”.

L’indomita signora della performance pare infatti aver trovato finalmente il luogo per realizzare un vecchio sogno nel cassetto: mettere in scena la morte tragica e violenta di sette eroine del melodramma. Quali? Tosca, lanciatasi da Castel Sant’Angelo dopo la morte dell’amato Cavaradossi; Traviata, alias Violetta Valery consunta dalla tisi; Madama Butterfly, suicidatasi tramite harakiri; Norma, bruciata sul rogo; Otello, in cui Desdemona viene strangolata dal marito geloso; Carmen, accoltellata da don José (con buona pace del recente allestimento fiorentino, che ha stravolto il finale); Aida, sepolta viva insieme a Radames.

Il cassetto, si ricorderà, era stato aperto all’inizio degli ann ’90 subito dopo la passeggiata sulla Grande Muraglia Cinese e la rottura con Ulay: Marina si era ritirata tra i cercatori d’oro di Serra Pelada in Brasile, dove aveva iniziato ad accostarsi all’idea dei minerali come ricettori e propulsori di energia da utilizzare nel suo lavoro. Qui, in mezzo ai dannati delle miniere, aveva concepito l’idea di un film diviso in sette segmenti, ciascuno dei quali affidato a un costumista e a un regista diverso, fra cui Roman Polanski, Alejandro González Iñárritu, Marco Brambilla, Giada Colagrande e Yorgos Lanthimos. Intento poi rivelatosi troppo ambizioso e poco fattibile, sia per problemi di budget che per la la difficoltà di coordinare tutti i soggetti coinvolti.

Scritto dal norvegese Petter Skavlan, il progetto approderà sul palcoscenico bavarese – e di qui al Covent Garden – in una versione semplificata, con Riccardo Tisci unico stilista e Abramovic sola regista. Punto fermo: la voce di Maria Callas. Il lavoro è stato infatti concepito come tributo alla Divina, alla quale l’artista serba si sente biograficamente e spiritualmente affine: entrambe Sagittario, cresciute da madri forti e oppressive, baciate dal talento e dal successo ma poco fortunate nella vita privata, ex anatroccoli divenuti splendidi cigni, icone di stile… dal cuore infranto. Una curiosità: lo scorso luglio, nel corso della ripresa di “Die Gezeichneten (Gli stigmatizzati)” di Franz Schreker, alla stessa Bayerische Staatsoper, il regista Krzysztof Warlikowski aveva citato l’ormai leggendaria “The artist is present”. Casualità o profezia? Potenza della lirica.

Articolo pubblicato su: http://www.artslife.com/2018/03/11/marina-abramovic-maria-callas-teatro-eroine-lirica/