Maybe Metafisica: Marc Camille Chaimowicz alla Triennale di Milano

Creato in pieno clima razionalista, con il monumentalismo che lo contraddistingue, il Palazzo dell’arte, sede della Triennale di Milano, ospiterà la personale del poliedrico artista anglo-francese Marc Camille Chaimowicz (Parigi, 1947) fino all’8 gennaio 2017.

Chaimowicz è stato uno dei primi artisti a mescolare performance e installazioni d’arte durante gli anni Settanta, in pieno dominio minimalista.

Sedotto dalle figure letterarie francesi quali Gide, Cocteau, Proust, e Gênet, così come alla teoria marxista, deve molto anche all’estetica ribelle glam-rock. Il suo approccio multidisciplinare all’arte, che presuppone l’utilizzo dei più disparati media, se per l’epoca risultava precoce, oggi è più che mai attuale. Non c’è tensione nell’incontro tra pezzi di design, architetture, dipinti, mobili, carte da parato, collage e artigianato, per fare solo qualche esempio. La sua è un’opera d’arte totale che frantuma il tempo in ambienti sospesi e sottilmente seducenti.

Affinità elettiva che lega Chaimowicz e la Metafisica, e ancor più intimamente con De Chirico: le atmosfere oniriche, gli archi, la dimensione privata, intima e personale, il senso di ineffabile e misterioso. Una riflessione nata a partire dall’opera Bagni Misteriosi (1973), scultura situata nel parco della Triennale (la più grande mai realizzata dal maestro greco), come raccontato da Eva Fabbris, curatrice della mostra, con la direzione artistica di Edoardo Bonaspetti. Oltretutto la mostra si apre proprio con un’opera di De Chirico Il Figliuol prodigo (1973), in cui un padre seduto e un figlio stante vengono collocati in un interno spoglio, di un’inquietudine irreale.

Maybe Metafisica dunque, ma non solo. La pratica dell’artista offre spesso tanti altri omaggi, tanti altri incontri e rivisitazioni delle opere di altri autori o tendenze passate, dell’avanguardia e anche precedenti ad essa, fino ad arrivare alla fine dell’800. Procedendo a salti nel tempo, il suo lavoro si muove per libere associazioni, aprendosi alle contaminazioni più sorprendenti, e soprattutto rimanendo fedele a se stesso.

Così “all’intimità domestica di scrivanie reclinate si affiancano opere d’ispirazione architettonica come gli Arches (1975-2016) e la Two-Speed Staircase (1999-2016) dando vita a luoghi pervasi da un’atmosfera da sogno, a volte fisicamente inaccessibili, come in We Chose Our Words With Care, That Neon-Moolit Evening; It Was As If We Were, Party To A Wonderful Alchemy (1975-2008), un’opera che si può intravedere solo attraverso fori in un sipario, o il misterioso Project For A Rural House (2003-2016), che immerge lo spettatore nelle atmosfere più meditative di un tempo immobile”.

Milano - 14 OTTOBRE 2016 – 8 GENNAIO 2017

Articolo pubblicato su: http://www.artslife.com/2016/12/05/maybe-metafisica-marc-camille-chaimowicz-alla-triennale-di-milano/