Nuova vita alla Cappella Capponi del Pontormo
Firenze - Si deve a un’unica coppia di donatori, Kathe e John Dyson di Friends of Florence, l’intervento che in un anno ha restituito alla Cappella Capponi in Santa Felicita i colori smaglianti e la luce irreale immaginata dal maestro Jacopo Carrucci, noto in tutto il mondo come il Pontormo, quasi cinque secoli fa.
Figure scultoree, sfumature cangianti e vivissime a base di azzurrite, lapislazzulo, vermiglione, ocra, malachite, e l’accuratissimo disegno che Pontormo concepì per il suo capolavoro tornano a colpire l’occhio sotto la cupola settecentesca dipinta da Domenico Stagi, coperta da uno strato di calce da più di 80 anni. I lavori, condotti dal restauratore Daniele Rossi sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza di Firenze nella persona di Daniele Rapino, hanno riportato alla luce non solo la raffinata decorazione illusionistica della cupolina, ma anche importanti tracce della sontuosa decorazione in blu e oro voluta per i capitelli da Filippo Brunelleschi, primo architetto della Cappella.
Come spesso accade, infatti, il restauro ha rappresentato un’occasione per risalire il corso del tempo e ritrovare, sotto una complessa stratificazione di restyling e interventi conservativi, opere e dettagli significativi. A partire dalla cupola originale di Brunelleschi, tuttora invisibile ma intatta con i suoi mattoncini a spina di pesce, che rappresentò la base sulla quale il grande architetto ideò il capolavoro di Santa Maria del Fiore.
Visibilissimo, invece, dopo l’intervento di pulitura, è il mirabile apparato decorativo creato da Pontormo insieme al suo allievo Bronzino: i tondi dei quattro evangelisti, l’Annunciazione, dipinta a buon fresco sulla parete verso la controfacciata, e la bellissima tavola del Cristo Morto sorretto da due giovani, a lungo considerata un’opera bizzarra a causa dei suoi inconsueti effetti luministici, ma poi riconosciuta, a partire dall’Ottocento, come un’icona del Manierismo fiorentino, fino a far innamorare di sé una star dell’arte contemporanea come Bill Viola.
Anche qui le indagini diagnostiche propedeutiche al restauro vero e proprio non sono state avare di rivelazioni: che Pontormo lavorasse con disegni preparatori realizzati su cartone era del tutto plausibile, ma nessuno si era mai accorto che la Deposizione non fu realizzata con colori a olio, bensì a tempera amalgamata con bianco d’uovo: una tecnica sorprendente perché allora già desueta, scelta dall’artista probabilmente per ottenere effetti cromatici vividi come smalti e stabili nel tempo.
“La Cappella Capponi è uno dei tesori di Firenze che affascina e riempie gli occhi e il cuore di gioia e bellezza”, ha dichiarato la presidente di Friends of Florence Simonetta Brandolini d’Adda: “Il genio di Pontormo è un vero richiamo che ci invita a entrare in santa Felicita ogni volta che passiamo in questo angolo della città. L’intervento di recupero della cappella è stato completo e ha interessato tutte le opere presenti al suo interno, dalle lapidi ai manufatti lignei, dalle superfici murarie decorate alle parti ad affresco staccate, dalle opere in pietra agli intonaci, fino al dipinto della Deposizione, ricollocato nella sua ubicazione originale dopo il restauro e l’esposizione alla mostra Il Cinquecento a Firenze a Palazzo Strozzi”.