Guido Folco – Direttore del MIIT di Torino – critico d’arte.
“Attraverso l’arte contemporanea interessato a vedere cosa ci sarà il giorno dopo di essa. Ultimamente mi chiedo… ma se ci fosse un alieno così evoluto da poter giungere sulla Terra sarebbe più interessato alla nostra Tecnologia o alla nostra Arte?”
L’opera di Rebis ci racconta questo, ma molto altro ancora, partendo dalla sua visione dello sviluppo artistico, del progresso dell’umanità, della storia. Già, perché l’arte non è solo creazione, ma riflessione, indagine, dramma, speranza, utopia. Questa, forse, è la parola che tutto regge, da sempre, nel mondo dell’arte: le correnti, le ricerche e le sperimentazioni, i fallimenti ed i successi, perché per l’uomo creare è vita, esistenza, confronto e non può essere altrimenti.
L’opera è una riflessione da intendersi in questo senso, in particolare sullo sviluppo della società della comunicazione, dei cosiddetti social network, in cui l’identità del soggetto viene catapultata nello spazio e nel tempo, senza regole, senza barriere ne confini. L’arte di una volta, ma ancora di oggi, intesa come pittura, scultura, disegno, forma, volume potrà forse, un giorno, arrivare finalmente alla completa osmosi con la realtà o, perché no, con l’illusione del vero, con una realtà virtuale che avrà, definitivamente, sconfitto il mondo, l’arte e l’esistenza come la intendiamo noi contemporanei.
Rebis è quindi autore visionario per eccellenza, coraggioso nel proporre ciò che ancora non esiste, ma che forse, diverrà futuro.
[commento critico all’opera a cura di]
Guido Folco – Direttore del MIIT di Torino – critico d’arte.