Lorenzo Fiorucci

Riccardo Antonelli è presentato in mostra come artefice del Bianco, per l’uso disinvolto che fa di colori freddi ,la cui espressività emotiva è data dalla pregnanza delle solcature e dei gesti della spatola in grado di sfaldare e trasformare la materia in una comunicazione espressiva. Mi piace definire Antonelli pittore del tempo per la sua propensione a fissare su tela il tempo attraverso l’immagine di anziani. Egli annulla ogni riferimento spaziale, focalizzandola sua attenzione essenzialmente sull’aspetto temporale. I profondi solchi che sfigurano l’innocente bellezza giovanile, sono segni implacabili di un tempo che plasma la materia umana, fissando espressioni, emozioni, abitudini di una vita che l’Antonelli sa trasfigurare con penetrante efficacia nella propria ricerca. Un ‘artista del tempo che sa ridare valore ad un Kronos che oggi sempre più sfugge alla società contemporanea in preda all’ansiogena dromomania. Un tempo che diviene protagonista nella sua opera, perché fissato, congelato, reso eterno attraverso pochi e freddi colori (bianchi e azzurri in prevalenza), ma in grado di trasmettere ed emozionare attraverso la rapidità di colpi assestati in una confusa sistemazione di linee e colori, capaci di rendere immortale il segno di una vita vissuta. Un’artista serio, dal gesto istintivo ma mai banale, che riesce costantemente a penetrare con la materia l’animo dell’osservatore suscitando reazioni contrastanti.