MARIA BONGI

Il tema ricorrente dell’arte di Raffaele è sempre stato quello dell’architettura derivato dalla sua grande e antica passione. L’esaltazione dei volumi essenziali, l’archetipo della casa, la forma incontaminata, pura e primitiva, quella senza tempo, così antica e già moderna delle case rurali chiamate ‘turre’ in calabrese. L’immagine rappresenta una visione essenziale dell’architettura rurale mediterranea ispirata alle case dei contadini dai muri antichi poveri e ruvidi consumati dal tempo, dall’acqua e dal sole, fiere forme sopravvissute al tempo a testimonianza indelebile e perenne della propria storia e della propria memoria. Le pennellate cariche, forti e libere non distolgono dal contorno secco e deciso delle forme rimarcate dal nero, le quali benché perfino sbilenche rimangono solidamente in piedi nella fermezza incrollabile della loro stessa essenza. La sensazione di ruvidità, e quindi di storia e di vissuto resa dalla materia pittorica e dal cromatismo indefinito, dal bianco che si altera verso le tonalità della sabbia fino al rosa culminante nel rosso forte dei tetti, esalta quel modulo dell’arcaismo per eccellenza, quello del primo disegno del bambino, riferito alla dimora, al nido, alla casa, usando il suo stesso linguaggio essenziale e universale. I volumi delle case sono come sospesi in una dimensione surreale e silenziosa, come in un sogno metafisico di forme solide antiche che confortano l’anima per la loro forza e solida certezza, indelebili e rassicuranti nella nostra memoria. L’artista trasferisce questo sogno in un contesto solitario e vuoto sospendendolo in una contemplazione astratta, offrendoci una visione scarna ed essenziale spogliata da qualsiasi cenno naturalistico affermando che nulla è più astratto del reale.


MARIA BONGI

Roma, maggio 2011