PAOLA ACETO

Nei tuoi dipinti di paesaggi vi ho scorto echi del Kandinsky figurativo fino all’ultimo “Murnau – Landschaft mit grünem Haus” che lo ha proiettato verso l’astrattismo, qualcosa di Franz Marc nel colore come pure suggestioni di Van Gogh che chiunque visiti il Van Gogh Museum di Amsterdam si porta dietro come imprinting ispirazionale e mi par di capire che con Amsterdam hai avuto una certa frequentazione. Il giallo e blu di Rothko sono reinterpretati in chiave calabra, fusi nella luce della tua terra, e in certa luce viva che taglia gli spigoli ci ho visto pure Hopper. Nei tuoi quadri c’è l’anima vibrante di luce, l’odore della salsedine, c’è l’abbacinazione del sole del sud contro le case. Io ci vedo i paesaggi di Guttuso che sono forse anch’essi impastati di quegli stessi colori. Del resto il soggetto è lo stesso: il nostro Sud, meraviglioso e maledetto per l’invidia degli dei e la meschinità degli uomini. In certe rigorose geometrie si rivela l’architetto e il suo legame con Firenze che non emerge solo dagli scorci del Duomo ma anche dal modo in cui vengono descritti i paesaggi urbani e non. Gli acquerelli hanno qualcosa che ricorda Cezanne, sono poetici come solo gli acquerelli possono essere. Le mie sono solo impressioni a caldo, una sorta di emotional flow di chi nella sua totale “ignoranza” dell’autore, del suo percorso della sua vita e delle sue “fonti” d’ispirazione, attinge al suo personale vissuto di osservatore, reinterpretandolo a modo suo, senza alcun rigore filologico. Ma non è forse anche questa la magia dell’Arte? Entrare nell’opera con le nostre scarpe…rischiando ovviamente di infangarla! Sui personaggi devo ancora capire … mi è venuto alla mente Otto Grosz ma in alcuni casi c’è qualche tratto (e colore) che mi ricorda qualche lavoro di Luzzati e qualcosa delle stilizzazioni dei grandi Maestri come Matisse e lo stesso Picasso.


PAOLA ACETO

Pescara, febbraio 2020 

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