VINCENZO NAPOLILLO
LIBERTÀ DEL COLORE NELLE TELE DI RITA MANTUANO
Vincenzo Napolillo
Rita Mantuano è una giovane pittrice che conduce una vita tranquilla ma intensa, lontana dal frastuono, costellata di continuo e fecondo lavoro artistico e di attiva partecipazione ai fermenti culturali della sua città.
Nelle tele di Mantuano prevalgono i rimandi alla dinamica luce-colore, l’appassionata difesa della libertà espressiva, la felicità dei momenti creativi che arricchiscono le immagini e le forme della sua sensibilità di narratrice affabile e affabulante.
La pittrice non rimane chiusa in se stessa, isolata in pensieri personali, ma coinvolge il pubblico disposto a meditare sui fenomeni sociali, religiosi e sui contenuti estetici, e a rispettare la verità e le persone.
Rita Mantuano ha tuttavia individuato nella società contemporanea l’attaccamento ossessivo agli oggetti che sottomette e contamina finanche i sentimenti e la cultura.
Il suo lavoro si applica sugli «effetti materici», che accentuano il tema dell’arte come strumento di liberazione dall’angoscia mantenendo sempre una valenza espressiva e comunicativa.
Nella tela «Autoritratto» la domanda è imperniata «su due gambe», ossia su atteggiamenti di riflessione e di avversione alle nevrosi che oggi sono scambiate, purtroppo, per normalità di vita. La pittrice suggerisce che è meglio elevarsi verso l’infinito anziché tentare come Icaro un tuffo nel vuoto.
Né si può ignorare che Rita Mantuano, donna di grande sensibilità e intelletto, è particolarmente incline all’introspezione, con cui mostra il segreto della sua anima, la sua storia e le sue emozioni, ed entra in collisione con il disfacimento del mondo globalizzato e privo di tensione ideale e morale.
Nell’opera «Scrutando la fine», la clessidra vuota è la metafora di un’esistenza intollerabile, spinta sul baratro verso la rovina.
La vita, però, non può giocare sempre a rimpiattino e alla distruzione: ci sono in essa testimonianze profetiche e una missione da compiere. Il presupposto di numerose tele è la ricerca del divino, che non è inutile sforzo, ma è sollievo di matrice cristiana.
Il «Crocefisso» e il «Compianto» sono esempi patetici che illuminano la religiosità e i ritratti di Rita Mantuano evocati con un forte bisogno d’amore e di venerazione.
Frequentando il laboratorio d’iconografia «San Luca», presso la comunità dei Gesuiti a Quattromiglia di Rende, Rita Mantuano ha disegnato e dipinto con sottile pennello immagini auliche, che sono state donate alle chiese e ai conventi di Calabria, di Abruzzo e alle Suore di Madre Teresa di Calcutta in India.
Le sue icone («Vergine della tenerezza», «Vergine Maria» riprodotta da un affresco che si trova in Grecia in una meteora, «Madonna» riscritta dal modello di Vladimir Tatlin, «Santa Barbara») costituiscono una teologia visiva e parlano al cuore di fede, di speranza, di aneliti di redenzione oppure di utopia che si realizza e fiorisce come un ramo in un mattino primaverile.
Il rapporto di Rita Mantuano con la natura è qualcosa di solido e affascinante, che fa pensare alla piccola storia raccontata da Claude Monet quando vide un muratore che aveva messo di fronte a sé una rosa così che, mentre lavorava, poteva di tanto in tanto guardarla e inalare il suo profumo.
Potentemente espresse nel loro riassuntivo realismo e inquieta spiritualità sono le figure femminili, che reclamano il riconoscimento dei diritti e della loro dignità, definendo, come si evidenzia nell’opera «Illuminazione», l’esigenza di tutelare la salute per vivere la maternità in maniera del tutto naturale, serena, sgombra da pericolosi e ignobili pensieri.
Sia riscopra le radici della civiltà magnogreca e bizantina, sia usi delle tecniche varie e miste (olio, tempera all’uovo su tavola, acrilico su supporto cartonato) nelle quali si apprezzano inserti di foglie d’oro - simbolo di regalità e di rinascita - e applicazioni di rame, il linguaggio pittorico è sempre autonomo, aderente alla visione di Rita Mantuano, che unisce alla felice vena creativa la trasposizione del mondo interiore in termini di stati d’animo e di valori autentici, la padronanza dei mezzi espressivi e l’efficacia dei colori.
Rita Mantuano ama intervenire nelle tormentate vicende moderne, esplicare il mito di «Brutia», la donna che aprì le porte cittadine ai lucani fuggitivi, evidenziare la libertà del colore, configurare visioni impregnate di luce e di contenuti memoriali, dare validità artistica all’impianto simbolico, perseguire con entusiasmo e ingegno acuto momenti di rinnovamento, di bellezza dinamica e sensuale, fare ricorso a figure e soluzioni marcate di originalità