Marco Bussagli
ROBERTO PAVONI (Mostra Glokal 2008)
di Marco Bussagli
La tecnica originalissima di Roberto Pavoni, sfrutta il contrasto fra la figura, magistralmente eseguita ad olio, e il fondo che è un’inedita applicazione della cera da incisione su supporto cartaceo. Questa sostanza, infatti, viene utilizzata dagli incisori per la tecnica calcografica dell’acquaforte. Il metodo è noto e relativamente semplice per chi è del mestiere. L’acquaforte si chiama in questo modo perché prevede che la lastra, di rame o di zinco, venga immersa nell’acido, ovvero nell’“acquaforte”. Così facendo, però l’acido corroderebbe la superficie della lastra indiscriminatamente, se non si ricorresse all’aiuto della cera. Dopo aver eseguito il disegno (rigorosamente a rovescio rispetto al modello, in modo che possa ristabilirsi la corrispondenza rispetto alla stampa), la lastra viene coperta di cera, che una sostanza scura, ma trasparente, compatta e refrattaria all’acido. A questo punto, l’incisore prende a segnare, con una punta metallica, la cera, seguendo il disegno sottostante e togliendo in quei punti la cera che, così, lascia scoperto il metallo. Quando la lastra sarà immersa nell’acido, questo corroderà la lastra in quei punti precisi. In questo modo, al posto del disegno ci saranno dei solchi più o meno profondi e più o meno intrecciati che permetteranno all’inchiostro di annidarsi proprio lì e, quindi di colorare la carta nel momento della stampa con il torchio. Questo vuol dire che la cera è un materiale particolarmente affidabile e utile per realizzare incisioni nette e precise. Ben conoscendo queste proprietà, Roberto Pavoni ha pensato bene di stendere la cera sul fondo della scena, dietro il personaggio principale, e ha inciso quella materia con i contorni sottili degli oggetti che popolano il mondo del protagonista. Sono allora dei “fili” bianchi che descrivono una realtà evanescente, che pare davvero quella del mondo delle idee, dove tutto è presente, ma non ha la concretezza della materia. Del resto, la medesima soluzione, sebbene con i materiali della pittura ad olio tradizionale, l’aveva adottata Gustave Moreau per rappresentare le sue opere visionarie dedicate alla Danza di Salomè. Così con la carne sensuale della capricciosa principessa biblica, contrastavano l’evanescenza delle colonne della reggia, delle statue e dei decori di una dimora immaginifica. Roberto Pavoni, segue il medesimo percorso, ma utilizza questa differenza di resa fra la plastica evidenza del ritratto e la leggerezza calligrafica dello sfondo per sottolineare la contrapposizione felice fra individuale e generale, fra assoluto e contingente. Così, Bruno il falegname di Frontone, tutto intento a lavorare due pezzi di legno, pare prender vita dalle forme diafane della sua bottega popolata di utensili, legni di scarto, trucioli e macchinari industriali che disegnano la storia di un uomo che lavora con passione e divertimento come Geppetto o come San Giuseppe. Sono dei veri caratteri le figure dipinte da Roberto Pavoni, protagonisti del palcoscenico del gran teatro della vita, personaggi irripetibili della “Commedia umana”, sempre nuovi eppure antichissimi, come Ciro, imprenditore dallo sguardo fiero di condottiero antico, sta in posa accanto al suo camion, come se fosse il suo destriero fido. Poi c’è Fernando, la cui taurina imponenza ricorda quella di un imperatore romano o di un grande generale bizantino; che so, Belisario, che conquistò, sotto il sole, le terre d’Italia per la gloria del suo re. Ecco allora Francesco, il poeta dallo sguardo acuto e indagatore, attento alle cose del mondo e dell’anima sullo sfondo della sua città. Sfilano tutti davanti agli occhi di Roberto Pavoni questi personaggi e tutti svelano, in momento, la loro storia e il loro modo di essere, fra globale e locale.
ROBERTO PAVONI
by Marco Bussagli
The very original technique used by Roberto Pavoni takes advantage of the contrast between the figure, masterfully done in oils, and the background with an original use of etching wax on paper. This substance is used by etchers for copperplate engraving in etching, a method well known and relatively simple for those with some basic knowledge of the trade. Etching is done by way of immersing the copper or zinc plate in acid, which then would corrode the surface of the plate entirely were it not for the use of wax. After having completed the drawing (backwards in relation to the model, in order to then re-establish the likeness in the printing process), the plate is covered with wax, a dark but transparent substance that is both compact and refractory to acid. The etcher then begins to use a metallic point to mark the wax by following the drawing underneath it, leaving the metal exposed. When the plate is immersed in acid, it corrodes the metal in those exact places. In this way, in place of the drawing there will be grooves of varying depths intersecting each other to varying degrees, which will allow the ink to settle there and therefore colour the paper when the press is used for printing. This means that wax is a particularly reliable and useful material for creating clear and precise etchings. Well aware of these qualities, Roberto Pavoni made the wise decision to spread the wax on the background of the scene behind the main subject, and etched the material with the thin edges of the objects populating the subject’s world. They are the white “lines” that describe an evanescent reality which appear to be the world of ideas, where everything is present but without the solidity of the material world. The same type of technique, though with traditional oil painting, was used by Gustave Moreau for his visionary works dedicated to the Dance of Salomé. In this way he created a contrast between the carnal sensuality of the capricious Biblical princess and the evanescence of the palace columns, the statues and the décor of an imaginary dwelling. Roberto Pavoni works in the same direction, but uses the difference in the plastic quality of the portrait and the calligraphic, lightly sketched-in background to stress the contrast between the individual and the general, the absolute and the contingent. Such as in the case of the Carpenter of Frontone, working intently on two pieces of wood, who seems to be brought to life by the diaphanous shapes of his workshop populated by tools, wood scraps, shavings and industrial machinery that outline the story of a man working passionately and enjoying his work, like Geppetto or San Giuseppe. The figures painted by Roberto Pavoni are real characters, protagonists on the stage of the grand theatre of life, unrepeatable characters of the “Human Comedy” that are ever fresh while at the same time being of ancient lineage. Such as Ciro, an entrepreneur with his proud look of an ancient condottiere, posing alongside his truck as if it were his trusted steed. Or Fernando, whose bull-like stateliness seems that of a Roman emperor or a great Byzantine emperor – maybe Belisario, who conquered the lands of Italy under the beating sun for the glory of his king. And then there is Francesco , the poet with the sharp and inquiring stare, attentive to the world around him and the soul within, with his city as a backdrop. All of these characters pass before the eyes of Roberto Pavoni and they all reveal, in a single moment, their story and their way of being, between global and local.
di Marco Bussagli
La tecnica originalissima di Roberto Pavoni, sfrutta il contrasto fra la figura, magistralmente eseguita ad olio, e il fondo che è un’inedita applicazione della cera da incisione su supporto cartaceo. Questa sostanza, infatti, viene utilizzata dagli incisori per la tecnica calcografica dell’acquaforte. Il metodo è noto e relativamente semplice per chi è del mestiere. L’acquaforte si chiama in questo modo perché prevede che la lastra, di rame o di zinco, venga immersa nell’acido, ovvero nell’“acquaforte”. Così facendo, però l’acido corroderebbe la superficie della lastra indiscriminatamente, se non si ricorresse all’aiuto della cera. Dopo aver eseguito il disegno (rigorosamente a rovescio rispetto al modello, in modo che possa ristabilirsi la corrispondenza rispetto alla stampa), la lastra viene coperta di cera, che una sostanza scura, ma trasparente, compatta e refrattaria all’acido. A questo punto, l’incisore prende a segnare, con una punta metallica, la cera, seguendo il disegno sottostante e togliendo in quei punti la cera che, così, lascia scoperto il metallo. Quando la lastra sarà immersa nell’acido, questo corroderà la lastra in quei punti precisi. In questo modo, al posto del disegno ci saranno dei solchi più o meno profondi e più o meno intrecciati che permetteranno all’inchiostro di annidarsi proprio lì e, quindi di colorare la carta nel momento della stampa con il torchio. Questo vuol dire che la cera è un materiale particolarmente affidabile e utile per realizzare incisioni nette e precise. Ben conoscendo queste proprietà, Roberto Pavoni ha pensato bene di stendere la cera sul fondo della scena, dietro il personaggio principale, e ha inciso quella materia con i contorni sottili degli oggetti che popolano il mondo del protagonista. Sono allora dei “fili” bianchi che descrivono una realtà evanescente, che pare davvero quella del mondo delle idee, dove tutto è presente, ma non ha la concretezza della materia. Del resto, la medesima soluzione, sebbene con i materiali della pittura ad olio tradizionale, l’aveva adottata Gustave Moreau per rappresentare le sue opere visionarie dedicate alla Danza di Salomè. Così con la carne sensuale della capricciosa principessa biblica, contrastavano l’evanescenza delle colonne della reggia, delle statue e dei decori di una dimora immaginifica. Roberto Pavoni, segue il medesimo percorso, ma utilizza questa differenza di resa fra la plastica evidenza del ritratto e la leggerezza calligrafica dello sfondo per sottolineare la contrapposizione felice fra individuale e generale, fra assoluto e contingente. Così, Bruno il falegname di Frontone, tutto intento a lavorare due pezzi di legno, pare prender vita dalle forme diafane della sua bottega popolata di utensili, legni di scarto, trucioli e macchinari industriali che disegnano la storia di un uomo che lavora con passione e divertimento come Geppetto o come San Giuseppe. Sono dei veri caratteri le figure dipinte da Roberto Pavoni, protagonisti del palcoscenico del gran teatro della vita, personaggi irripetibili della “Commedia umana”, sempre nuovi eppure antichissimi, come Ciro, imprenditore dallo sguardo fiero di condottiero antico, sta in posa accanto al suo camion, come se fosse il suo destriero fido. Poi c’è Fernando, la cui taurina imponenza ricorda quella di un imperatore romano o di un grande generale bizantino; che so, Belisario, che conquistò, sotto il sole, le terre d’Italia per la gloria del suo re. Ecco allora Francesco, il poeta dallo sguardo acuto e indagatore, attento alle cose del mondo e dell’anima sullo sfondo della sua città. Sfilano tutti davanti agli occhi di Roberto Pavoni questi personaggi e tutti svelano, in momento, la loro storia e il loro modo di essere, fra globale e locale.
ROBERTO PAVONI
by Marco Bussagli
The very original technique used by Roberto Pavoni takes advantage of the contrast between the figure, masterfully done in oils, and the background with an original use of etching wax on paper. This substance is used by etchers for copperplate engraving in etching, a method well known and relatively simple for those with some basic knowledge of the trade. Etching is done by way of immersing the copper or zinc plate in acid, which then would corrode the surface of the plate entirely were it not for the use of wax. After having completed the drawing (backwards in relation to the model, in order to then re-establish the likeness in the printing process), the plate is covered with wax, a dark but transparent substance that is both compact and refractory to acid. The etcher then begins to use a metallic point to mark the wax by following the drawing underneath it, leaving the metal exposed. When the plate is immersed in acid, it corrodes the metal in those exact places. In this way, in place of the drawing there will be grooves of varying depths intersecting each other to varying degrees, which will allow the ink to settle there and therefore colour the paper when the press is used for printing. This means that wax is a particularly reliable and useful material for creating clear and precise etchings. Well aware of these qualities, Roberto Pavoni made the wise decision to spread the wax on the background of the scene behind the main subject, and etched the material with the thin edges of the objects populating the subject’s world. They are the white “lines” that describe an evanescent reality which appear to be the world of ideas, where everything is present but without the solidity of the material world. The same type of technique, though with traditional oil painting, was used by Gustave Moreau for his visionary works dedicated to the Dance of Salomé. In this way he created a contrast between the carnal sensuality of the capricious Biblical princess and the evanescence of the palace columns, the statues and the décor of an imaginary dwelling. Roberto Pavoni works in the same direction, but uses the difference in the plastic quality of the portrait and the calligraphic, lightly sketched-in background to stress the contrast between the individual and the general, the absolute and the contingent. Such as in the case of the Carpenter of Frontone, working intently on two pieces of wood, who seems to be brought to life by the diaphanous shapes of his workshop populated by tools, wood scraps, shavings and industrial machinery that outline the story of a man working passionately and enjoying his work, like Geppetto or San Giuseppe. The figures painted by Roberto Pavoni are real characters, protagonists on the stage of the grand theatre of life, unrepeatable characters of the “Human Comedy” that are ever fresh while at the same time being of ancient lineage. Such as Ciro, an entrepreneur with his proud look of an ancient condottiere, posing alongside his truck as if it were his trusted steed. Or Fernando, whose bull-like stateliness seems that of a Roman emperor or a great Byzantine emperor – maybe Belisario, who conquered the lands of Italy under the beating sun for the glory of his king. And then there is Francesco , the poet with the sharp and inquiring stare, attentive to the world around him and the soul within, with his city as a backdrop. All of these characters pass before the eyes of Roberto Pavoni and they all reveal, in a single moment, their story and their way of being, between global and local.