Vincenzo Perna
Roberto Rizzo si conferma essere ‘giovane Maestro’ con la sua pittura nitida, luminosa, iperreale ma non fredda e scostante, priva di sentimenti e contenuti come quella americana, ma al contrario fortemente romantica e passionale, che si veste dei germi della migliore tradizione pittorica partenopea e ci ricorda quel ricco naturalismo barocco degno di Recco e Ruoppolo. A tratti è possibile scorgere la primordiale e calda simbologia tutta napoletana della cosidetta ‘ciorta’, della ‘pacienza’, della speranza. Dietro quelle forme e quegli oggetti, simboli della quotidianità e della nostra tradizione, si scopre una tecnica pittorica di prim’ordine, che ricorda alla lontana anche la magica metafisica di De Chirico, l’onirico e il surreale di Magritte, il tecnicismo di Dalí, fino al grafismo minuzioso di quell’illusionista-ingannatore di Escher.