TESTO CRITICO A CURA DI NADIA CELI
Roberto Russo, maestro nella denuncia del mondo che noi conosciamo, quello dove noi abitiamo in modo non realistico ma surreale. Le sue figure, i fasci di luce provenienti dai riflettori e i colori accesi sottolineano la sua formazione e partecipazione attiva nel rutilante mondo cinematografico e scenografico. Tutto ciò porta a Pablo Picasso, a molte sue opere dove sono presenti raffigurazioni teatrali, circensi e maschere della commedia dell’arte così come quando l’ artista spagnolo lavorò per il teatro in qualità di drammaturgo e attore.
I percorsi di Roberto Russo portano inevitabilmente ad un altro artista di riferimento: Giorgio de Chirico che dalla pittura futurista si avvicinò a quella metafisica creando mondi in cui gli elementi reali e immaginari convivono per creare un insieme unico ed enigmatico.
Dal 1988 ad oggi Roberto Russo partecipa a numerose manifestazioni sia personali sia collettive suscitando ogni volta grande approvazione per il suo lavoro. Recentemente ho avuto la possibilità di visionare e studiare da vicino una delle sue opere più significative: Il Violinista. In primo piano appare la figura di un violinista con un faro puntato addosso che ha il preciso obbiettivo di catturare l’ attenzione dell’ osservatore e renderlo partecipe del momento; in profondità un sipario aperto ed una luna rossa, il tutto contornato da una pavimentazione viola posta ad accentuare il momento di disagio dell’ artista. Sul lato sinistro un uomo che, anche lui illuminato da un faro, dirige il tutto; quest’ ultimo, bendato perché non vuole più vedere ciò che viviamo giornalmente e senza bocca poiché non prova a parlarne, stanco di ripetersi.
La prospettiva è deformata, i piani sono inclinati verso il basso come se gli oggetti potessero scivolare verso l' osservatore che resta incerto e spaesato.
Un maestro nel farci coinvolgere e riflettere.
Nadia Celi
(Critico d’Arte)