Guido dott.Folco

Romeo Mesisca : Classicità e sperimentazione di Guido Dott. Folco Nella pittura di Romeo Mesisca esiste sempre un filo conduttore che narra l’idea e il percorso creativo dell’autore: la sua arte fortemente interiorizzata, il suo rivolgersi con scrupolo e attenzione alla realtà permettono un confronto dialettico e ideale con il mondo, con l’uomo, da cui l’artista trae linfa vitale per coltivare il proprio lavoro. In tutto ciò riveste ruolo primario la pittura autentica, che sola permette all’artista-poeta di scandagliare le pieghe dell’emozione e dell’essenza della vita, alternando sapientemente una tavolozza ardita o soffusa, evocativa o radicalmente verista. Nell'arte di Romeo Mesisca il colore diventa cifra stilistica per andare oltre le apparenze, per superare la figurazione classica a vantaggio di una visione interiorizzata del mondo e del vero. Nei forti contrasti cromatici, nella pennellata risoluta, senza tentennamenti, la forza del segno riveste un compito strutturale e la forma, il volume degli oggetti, di un libro, di un frutto, di un vaso diventa presenza tangibile e quotidiana, vissuta con energia creativa, come se fosse l'artista stesso a donare vita agli oggetti, a riconoscere loro un ruolo primario e quasi sacro, totemico, nell'ambito della composizione. La lezione morandiana viene stravolta e portata a diverse latitudini, la natura morta palpita ora di colore e vita, così reale e presente da raccontare, lei stessa, l'uomo e l'esistenza dell'oggi. L'anima di Renato Guttuso, il grande Maestro, vive in quel suo confronto serrato con il segno pittorico e con il colore, che diventano dramma e racconto per esprimere emozioni e sentimenti mai astratti, mai impalpabili, bensì struggenti, concreti, violenti, intensamente sensuali nel loro farsi carne viva, onde e mare, sole e luce. Nel suo desiderio di raffigurare il reale, di indagare le esperienze della vita e umane, di denunciare con forza e dinamismo gestuale le incongruenze della società e dell'uomo, Romeo Mesisca ha percorso il Novecento e vissuto le sue istanze primarie di uguaglianza, diritti, conquiste, elevando la pittura a strumento ideale e simbolico. Nella raffigurazione poetica di Mesisca il colore è metafora di esistenza, di lotta, di amore, di passione, assume in se ogni stilla della personalità dell'artista, divenendo strumento di comunicazione, linguaggio chiaro e limpido che percorre la storia. Lo si nota particolarmente nei ritratti, volti di figure assorte, bloccate come in un'icona laica e silente, spettatori di se stessi e del mondo che li circonda, immersi in ambienti reali, affacciati a una finestra, nello studio, fra i libri, come ad indicare che la vita prosegue instancabile, con un profondo senso universale di coinvolgimento emotivo, al di là della nostra vicenda personale. Nei paesaggi, altro genere amatissimo da Mesisca, la luce mediterranea dà vita al mondo, ne percorre ogni piega svelando colori e fremiti, perché la natura è, ancora e sempre, sinonimo di bellezza e perfezione, nonostante la presenza ingombrante dell'uomo che qui, però, quasi scompare, risucchiato dall'energia creatrice del divino. La struttura e la ricerca formale e classica si evidenziano invece soprattutto nella serie dei nudi, monumentali e tragici, sospesi tra carne e spirito, colonne testimoni del tempo, osservati dal pittore con profondità introspettiva, tra ironia, dramma, erotismo. Romeo Mesisca è assorto osservatore dell'esistenza, ne respira l'essenza, donandoci una visione coinvolgente e fremente, all'insegna della tradizione, della cultura, della storia, ma anche della sperimentazione sulla materia, sul colore che diventa luce e forma, con la genialità che, sola, rende unico ogni autentico maestro. 9