Intervista

Intervista a Romeo Mesisca durante la partecipazione alla Biennale D’Arte Internazionale di Benevento Di Fabiana De Nisi ( www.zerottonove.it ) Aprile 2014 1. La sua pittura nasce a Roma in Via Margutta, dove nel 1953 prende forma la tradizionale manifestazione capitolina dei Cento Pittori. Come ricorda quegli anni trascorsi nella strada che fu allora il “nascondiglio” di pittori, scultori, poeti e musicisti? Via Margutta è sempre presente nella mia memoria, dove da giovane pittore ho potuto avere occasioni di frequentare gli artisti che allora animavano il mondo artistico romano. Ricordo con molto affetto gli anni del mio esordio nella pittura dove i miei sogni e le mie speranze venivano alimentati dalle continue permanenze ed incontri a Via Margutta.Dopo circa mezzo secolo ho ancora vivo il ricordo di quando dalla periferia di Roma dove abitavo con un blocco di disegni trascorrevo pomeriggi interi a Via Margutta presso gli studi d’arte o nelle Gallerie per farli vedere.Via Margutta non era un nascondiglio,ma una vera e propria isola felice, dove un artista poteva ritrovare la sua entità, un isola dove si avvertiva nell’aria la comprensione e la pazienza quando si portavano a far vedere i propri lavori nelle allora ancora numerose Gallerie.Ricordo con molto affetto e gratitudine gli incontri di quegli anni a Via Margutta con Omiccioli, De Magistri, Vespaziani,Purificato,Attardi,Sughi ed altri che hanno contribuito alla mia prima formazione artistica offrendomi sempre il loro parere con sincera amicizia e con molta pazienza. 2 Negli anni Sessanta in Italia si diffondono le prime manifestazioni di Pop Art. In quel periodo a Roma, in Piazza del Popolo, si incontrano spesso tre giovani pittori: Mario Schifano, Tano Festa e Franco Angeli, che, insieme ad altri artisti, danno vita a un movimento che viene chiamato appunto “La Scuola di Piazza del Popolo”. Lei entra in contatto con quella realtà. Chi erano i ragazzi di “Piazza del Popolo”? Negli anni 60° dopo aver conseguito la maturità e poco prima della mia partenza per il servizio di leva entrai in contatto con alcuni esponenti della Scuola di P.zza del Popolo in particolare con Mario Schifano che andavo a volte a trovare nel suo studio in Lungotevere. Oltre a Schifano facevano parte del gruppo storico Tano Festa, Franco Angeli,Mimmo Rotella e Giosetta Fioroni, successivamente altri artisti entrarono a far parte del movimento. Il gruppo si incontrava spesso al Bar Rosati in P.zza del Popolo o alla Galleria La Tartaruga. Il Bar Rosati in quegli anni era un punto di ritrovo degli artisti che gravidavano nel triangolo P.zza di Spagna –P.zza Navona –P.zza del Popolo. 10 3 L’ingresso nella “Scuola di Piazza del Popolo” la segna profondamente. Come cambia la sua pittura? Il contatto con questi artisti fu per me, pittore emergente, una fonte inesauribile di conoscenza in quanto ognuno di essi seguiva un personale cammino intellettuale e figurativo .L’esperienza durò un paio di anni e si interruppe nel 1968 con la mia partenza per il servizio militare. La ripresa della attività artistica dopo la pausa militare fu segnata da un profondo cambiamento in quanto l’esperienza vissuta facendo tesoro delle tecniche degli artisti della Scuola di P.zza del Popolo mi mossi con maggiore agibilità tecnica verso una ricerca espressiva e personale. 4 Poi l’incontro con Renato Guttuso, la cui attività pittorica ha indubbiamente esercitato un forte influsso sulla sua arte . In che modo? L’incontro con Renato Guttuso ha influito in modo consistente nella mia ricerca pittorica.Pur avendo percorsi diversi dettati da visioni del mondo differenti, infatti Renato Guttuso aderiva a un progetto molto rigido e il sottoscritto ha sempre navigato in un mare d’incertezze,ancora oggi la stima e l’ammirazione sono immutate nei confronti di colui il quale considero il mio principale maestro 5 La frequentazione con Guttuso dura molto tempo. C’è un aneddoto di quegli anni in particolare che le piace ricordare? L’incontri con Guttuso sono avvenuti in concomitanza con reciproci impegni politici/ sociali al di fuori del mondo artisticoSi interruppe quando feci una scelta politica diversa che mi allontanò per un periodo dalla pittura. Purtroppo quando ripresi a dipingere, per una serie di motivi, non fu più possibile incontrarlo.Il ricordo che conservo più bello di Guttuso è la calma con la quale osservava un lavoro quando gli veniva sottoposto. Non dava giudizi ma incoraggiava spronandoci sempre verso la ricerca. 6 Come nascono i suoi quadri? In genere inizio quasi sempre dal disegno ( che ho sempre amato ) cercando di cogliere il meglio della vita e della cronaca e tentando di superare i confini spesso imposti dalla retorica.Alla base del mio lavoro c’è la ricerca che i miei maestri mi hanno insegnato non interpretarla con sospetto o come qualcosa che sta in disparte e che non ci appartiene ma cercare sempre di illuminarla con in l’impegno di tutti i giorni.Al mio lavoro ho cercato sempre di dare una base con la quale innalzare un muro con il quale arginare la banalità e la falsità e quando mi sono trovato all’interno del dibattito culturale ho cercato di non accontentarmi mai dalle risposte facili. 11 7 Nelle sue opere la materia si mostra prepotentemente ai nostri occhi e viene usata con vitalità espressiva insieme alla forza del colore. Cosa esprime questo gioco di materia e colore? Quali sensazioni vuole suscitare? Premetto che ho sempre ammirato il Caravaggio,Raffaello e Matisse.Soprattutto negli anni giovanile amavo copiare di continuo le loro tecniche cercando di ritrovare le miscele di colore. Come ho detto in precedenza il mio lavoro si basa inizialmente sulla costruzione dell’immagine,successivamente in modo apparentemente sprovveduto distendo la materia che sembra essere prepotente e ripetitiva e a volte anche sgradevole.Il contrasto dei colori freddi con i caldi, i contrasti del chiaro con lo scuro e dei colori complementari, mi consentono di comunicare le mie tensioni emotive. 8 Il riconoscimento più gratificante che ha ricevuto nell’ambito della sua attività artistica. Il riconoscimento che ricordo ancora con estremo piacere è stato quando nel lontano 1974 a soli trent’anni ricevetti per la pittura dalla fondazione “ARS DICTANDI” e dal Comune di Roma il Campidoglio D’Oro 1974/75 e la nomina a Maestro D’’Arte H.C. Lo ricordo ancora con piacere in quanto inaspettato per un pittore esordiente che però, contribuì enormemente nel momento in cui mi trovai a un bivio della vita in cui scegliere su quale mestiere investire il mio futuro. 9 Quali opere ha scelto di presentare alla BeneBiennale di Benevento? La scelta dei lavori non è maturata da motivazioni particolari, infatti sono semplicemente lavori disponibili e che ho ritenuto essere in parte rappresentativi del mio lavoro negli ultimi periodi. 10 Nel corso della sua carriera artistica, lei ha esposto i suoi quadri in numerose gallerie, partecipando più volte anche alla Biennale di Firenze. Come giudica questa prima Biennale di arte contemporanea allestita a Benevento? Innanzitutto ci tengo a precisare che mio padre è nato ad Apice , piccolo paese in provincia di Benevento, e di conseguenza sono molto affezionato a questo territorio.Per ciò che riguarda la Biennale spero che non rimanga un esperimento isolato ma che diventi un importante appuntamento per tutta le realtà artistiche del sud Italia. 11 Un’ultima curiosità. Cosa significa essere pittore oggi? A questa domanda desidero rispondere con le parole di Renato Guttuso “ …la pittura è il mio mestiere. Cioè è il mio modo di avere rapporto con il mondo. Credo che per me esso rappresenti la più idonea possibilità di capire e di farmi capire…….” Ecco io credo che in queste parole sono custodite le chiavi del mio studio.