Eugenia Treglia (Ricercatore contrattista di Psicologia dell’arte e della creatività) – 2018
…è un artista incredibilmente prolifico e nella sua tenace e sovrabbondante produzione possiamo rinvenire il traboccare di quell’ansia di vita che altro non è che desiderio di sopraffare la morte. L’opera complessiva dell’autore suggerisce il compenetrarsi di una energia vitale che germoglia sotto i nostri occhi avida di esistere ma anche il tremante presagio del suo dileguarsi. I dipinti di Rosa sembrano celebrare la vita per l’audacia dei contrasti cromatici, lo smagliante splendore dei colori e la loro straordinaria luce. Una luce che è prepotente voglia di vivere. Chi guarda i quadri l’avverte. Ne è sedotto e convinto. Ne riceve conforto. C’è inoltre una componente ipnotica nella pittura di Michele Rosa, qualcosa di calamitante, di avvincente, che ci blocca dinnanzi alle sue tele… Dietro ogni quadro dell’artista si avverte l’organico articolarsi di una trama compositiva che procede ed è guidata dalle facoltà di analisi e al tempo stesso di sintesi, di una mano esperta, dominata da un temperamento singolarmente alacre e fecondo. Pittura salda, personalissima, smaltata di purezza in cui i mezzi espressivi non risultano più al servizio della rappresentazione oggettiva del mondo reale, ma sembrano trasporre simbolicamente ed espressivamente delle realtà interiori dense e primordiali… Michele Rosa nella sua ricerca interiore della verità pone delle questioni difficili, ma non insolubili, solleva dubbi e riflessioni critiche. La sua attuale produzione pittorica scava per esempio nel profondo della società contemporanea per analizzarne i legami fondamentali e smascherarne falsi ideali e valori, quali quelli della ricerca spasmodica di ricchezza ed affermazione personale, cui fa da contraltare l’incapacità di comunicare ed intessere legami interumani profondi…