Roberto Invernici, LA VOCE – 11 aprile 1971

….Al di là di un gratuito calligrafismo e di un facile figurativismo di gretta marca moralistica, i personaggi delle tele del Rosa si costruiscono tutti in un’atmosfera di stupefatta incredulità e malinconica attesa di “segni”.

Una luce uniforme e contratta, frontale, compisce lo spazio dove le figure si adagiano stemperandosi in una sottile violenza di masse cromatiche, dove il colore, elevandosi a vibrazione lirico-emotiva, si risolve ora nella sensazione di un tacito dramma, appena velato da un calibrato tonalismo, ora in quella di una disperante rassegnazione…. .

…..Rosa raggiunge la cifra esatta della sua autenticità e traduce, fisicizzandolo con la preziosa spontaneità di una intuizione, il dramma di una gioventù alla ricerca di se stessa e del mondo, in lotta tra una morale intirizzita ed una da formulare, tra una libertà fittizia ed una da conquistare…. .

….Qui il messaggio trasforma l’opera in una sintesi aperta, provvisoria eppure chiara, del sentimento del pittore nei confronti di questa contrastante “contrada” dell’uomo, quest’essere così “fragile e bello, conturbante e misterioso”.