Cosa provo mentre creo?

Cosa provo mentre creo?

Creo la mia arte pittorica con tratti fluidi e continui senza timore di sbagliare, dando un concetto di rapporti e proporzioni, di luci e ombre. O meglio ancora immagino i fotoni in movimento nell’atto di generare un oggetto dall’apparenza solida, in relazione proporzionale tra presenza e assenza di fotoni, come usavano fare i futuristi, contemporanei alle prime scoperte sulla relatività e alla diffusione della luce elettrica, che erano rimasti folgorati dalla nuova consapevolezza del movimento vorticoso delle particelle atomiche e dalla velocità dei fotoni. Uso la pittura non per dipingere quello che vedo, ma quello che si vedrà , per raffigurare tutto ciò che ho studiato e che quindi voglio far vedere a tutti. Voglio, insomma, dimostrare che il pittore deve essere colui che, con filosofia e sottile speculazione, riesce a percepire tutte le qualità delle forme. Io insisto sul fatto che l'arte della pittura dovesse essere sostenuta dalle conoscenze scientifiche, dalla conoscenza approfondita delle forme viventi e dalla comprensione intellettuale della natura intrinseca e dei principi fondamentali delle medesime. La mia pittura non è un fatto puramente artistico come la poesia, o la scultura, la mia pittura è un mezzo per rappresentare tutto ciò che ho appreso anche tramite studi di alchimia, di cabala, di ermetismo, di gnosi, di embriologia, di etmologia, ecc. Ma soprattutto di attento studioso verso le continue scoperte della meccanica quantistica, studio e poi quando credo di aver capito, testimonio quanto ho appreso con la pittura. Le mie opere, i miei disegni, sono la testimonianza del mio lavoro. Questo concetto è fondamentale per capire come le mie opere vengono fatte.