Salvatore Fazia
Salvatore Foti può certamente rappresentare quanto di più vivo si va elaborando nei sistemi artistici italiani e internazionali. La sua continua frequentazione romana e le sue relazioni di lavoro con l’ambiente veneto hanno aperto all’ artista crotonese la via per le acquisizioni estetiche più attuali. La sua pittura infatti si può collocare in quella che ancora genericamente si chiama area della transizione, come si chiama appunto quell’ area artistica che fa della pittura la sua pratica di simbolizzazione estetica e che tuttavia lega ancora la pittura ad alcuni principi fondamentali dell’avanguardia storica e recente. Il problema critico di una pittura come questa di Salvatore Foti è quello di definire in fondo la legittimità, nel senso di trovare le ragioni di stile e di senso che ne possano fondare l’economia. Prima di tutto, a mio avviso, è necessario rendere conto (provandogli lo spazio nel reale dell’esperienza) di questo immaginario: la soggettistica di Salvatore Foti è quanto di più aleatorio, dispersivo, frammentario si possa pensare. Questi temi da una parte nascono per contatto diretto con il sensitivo disperso dell’immaginazione quotidiana (corpi sulla spiaggia, cani randagi, piccole morfologie collinari e paesaggistiche...), ma anche per il puro piacere estetico di realizzare localizzazioni formali di stretto segreto artistico (formalizzazioni astratte, sfondamenti surreali e impuntature infomali, libertarie, gestualità di origine espressionistica....). Piccoli codici e piccoli simboli da una parte letteralmente a contatto con il vissuto diretto, a fior di pelle, dall'altra stilisticamente spostate secondo le dislocazioni tipiche dell'artista di oggi, che tende ad affermare forse una sua qualità più segreta e settaria, clandestina. Qualità che poi dà luogo a codici di deformazione, di frammentazione e di voluttuosa dispersione: anche perchè all’origine o alla fine c'è una specie di rivendicazione geniale alla immaturità. Ecco allora una estesa immagine critica di forte carica ancora ideologica: dopo tutto, lo spostamento che l’arte attuale ha operato nelle centralità dell'io verso la deriva dell'inconscio, con una sua sfida puntata tutta sull'incognita , non fa che rappresentare anche celebrativamente, se si vuole, e quindi ottimisticamente tutta la grande immaturità storica dell'uomo e del mondo così come sta venendo a rivelazione sia nell’ esperienza quotidiana sia nell’ esperienza intellettuale e politica del momento. Ossia per capire cosa sta muovendo la recente pittura italiana che per altro ha sorpreso il mondo, bisogna anche rendersi conto della prospettiva ideologica complessiva dell’uomo attuale. Salvatore Foti opera certamente d’istinto come si usa dire: e cioè opera attraverso proprio quell’ inconscio di cui oggi si invoca tanto la bellezza e la determinante funzionalità.
Personalità elegante e riservata ma intensamente emotiva e psicologicamente spiazzata: incapace quasi ai contatti ordinari e di ottusa ripetizione, capace invece proprio nella qualità degli sprofondamenti tra le percezioni segrete del vissuto diretto. Artista di talento reale biograficamente motivato, esistenzialisticamente caricato: parla poco, è pieno di umori e di pressioni.
Riesce a realizzare l’estetica che vive, che è poi un’estetica nobilmente anche locale, miticamente crotonese; la pittura di Salvatore Foti ha in sè certi richiami sommersi, certe distanze remote, certe morfologie favolistiche tipiche di un certo complicato immaginario crotonese, caoticamente stratificato, ma che adesso forse l'occasione di questa pittura potrà aiutare a identificare e criticamente organizzare. Potrà non essere immediatamente visibile quanto andiamo affermando, ma che cosa c’è di profondo e di oscuro, di lontano e di disperso che possa essere immediatamente visibile e ricostituito?.
S. Fazia*
*S. Fazia è stato direttore del museo di Malo (VI).
Autore di saggi e varie pubblicazioni nel campo dell'arte.