Gioia Cativa

Sara Iafigliola: minimalismo identitario

La riduzione della realtà, l'inespressività, l'impersonalità, la “freddezza” emozionale rappresentano il minimalismo di Sara Iafigliola, giovane artista molisana residente a Campobasso. Iafigliola vive l'arte sulla sua pelle, è come se seguisse un cammino già predestinato: non ha scelto lei di fare arte, ma è l'arte che ha scelto lei come canale per esprimersi e vivere. La stessa artista, difatti, sostiene: <<Non so di preciso cosa mi abbia spinto a fare arte, ma posso dire che, fin da piccola, l'unica cosa che mi rendeva felice era quella di prendere fogli e iniziare a disegnare tutto ciò che mi passava per la testa. Disegnavo e coloravo il mio mondo>>.

Poco a poco, l'identità artistica di Iafigliola ha trovato una sua dimensione, riconoscendo in una pittura minimalista e profondamente segnica l'ideale espressione del suo essere. L'arte minimale è il risultato di un percorso di rielaborazione delle forme, presentate nella propria essenzialità, partendo, solitamente, dalla geometria elementare, e creando, di conseguenza, strutture modulari o seriali. Quindi, così come, nelle arti plastiche, la forma si spoglia degli eccessi e si “purifica”, nella pittura, l'essenzialità è il piano pittorico stesso e mostra, come diceva Greenberg, la proprietà fondamentale della pittura stessa: la flatness (piattezza). Attraverso la piattezza della superficie, Iafigliola “manifesta” la sua emozionalità, racconta la sua emotività in un modo tanto essenziale quanto puro.

L'artista fa proprio il linguaggio dei segni, paragonabile, in quanto potere evocativo, a quello verbale. Il segno è sul limitare dell'immagine, prima ancora che essa appaia, ma ancora lontana dall'essere altro. Il segno propone e comunica, è evocativo, ma anche impositivo; si instaura un dialogo con lo spettatore, che cerca un rimando suggerito dalla percezione. Si viene a creare, così, una nuova sintassi, ricchissima di sfumature, che va ben oltre il minimalismo oggettivo della superficie; in questo caso, l'essenzialismo è, paradossalmente, soggettività allo stato puro: l'occhio e la mente invocano, attraverso l'immagine dell'essenziale, pensieri, idee ed emozioni, quali risultato di una mente capace di dare voce e colore alla forma. Iafigliola lavora su questo piano: sintetizza la sua anima quasi come un rebus e vive l'arte come momento tangibile, per toccare la sua essenza. Le superfici piatte e monocromatiche sono la sintesi di stati d'animo perduranti e assoluti, “tessere biografiche” che raccontano momenti di vita e che si esplicano nel lavoro di questa giovane artista.

La sua arte va oltre il gradimento estetico e stuzzica la parte intuitiva dell'intelletto; è un'arte che vuole essere interpretata e che vuole comunicare. I piani di lavoro sono puri e lisci, e diventano gli indicatori di un sentimento pieno che, come ad esempio in <<In altre notti>>, viene interrotto da qualcosa e viene espresso con delle palline dello stesso colore della superficie, applicate su quest'ultima. Spesso, Iafigliola crea queste interruzioni, come metafore di stati d'animo e situazioni che vengono scosse da elementi esterni; rappresentano le circostanze della vita che condizionano i nostri sentimenti, li trasformano, li rendono più forti o, al contrario, li dissolvono.

L'arte di Sara Iafigliola è avulsa da schemi precostituiti e da una concettualità banale, ma si arricchisce di una propria personalità, crea legami emotivi con lo spettatore e lo trascina in un percorso di riflessione e di auto-referenziazione. E' il linguaggio segnico essenziale che fa dell'arte di Iafigliola un prodotto nuovo, fresco, in continua crescita ed evoluzione: è una “sintassi grammaticale”, che vuole nell'essenziale il tutto, che si spoglia di barocchismi inutili e puramente estetici, e mira all'essenzialità come colonna portante di un sistema puramente mentale, che per sopravvivere ha bisogno di pochi elementi, quei segni che rappresentano il mondo di Iafigliola. La forza dei segni e del colore sono la traccia corporea dell'emotività dell'artista; è un concettualismo che va oltre le forme e il minimalismo delle stesse, e si “rafforza” proprio grazie all'assoluta sinteticità della componente segnica.