Galleria Dantebus Margutta

L’autore Saro Grimani sceglie di mettere il suo talento al servizio di temi importanti, quale l’ecologia. La voce dell’artista diviene quella di chi non ha voce, che in questo caso è il grido disperato della Terra. Ecco che, allora, la pittura tradizionale ad olio e tempera si mescola alla sperimentazione. L’oggetto, che in questo caso è proprio quello incriminato, ovvero un inquinante bottiglia di plastica, è elevato a soggetto, acquisendo la dignità di opera d’arte. Il significante diviene il significato issandosi di fatto a vessillo del salvataggio del pianeta. Il tutto è genialmente architettato in una sorta di specchio dentro al quale vedere il futuro, che in questo caso presagisce oscurità. L’osservatore-lettore viene, così, coinvolto in prima persona e spronato a non passare oltre, dicendo “lascia che sia”, ma a darsi da fare attivamente. «Credo che avere la terra e non rovinarla

sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare.»

(A. Warhol)