Orazio Vancheri
Orazio Vancheri
Critico d’arte
Dipingere non è copiare servilmente il dato oggettivo, è cogliere un’armonia fra rapporti molteplici e trasporli in una propria gamma, sviluppandoli secondo una logica nuova e originale.
Simone Mancini riesce a trasferire nelle sue opere la poetica che fu degli Impressionisti, con la correzione di un linguaggio più sintetico e attuale.
Lo spirito romantico dell’autore traspare in ogni pennellata, ogni quadro è la fotografia del suo animo con tutta la sua malinconia e tutta la sua solitudine.
Considerando la sua formazione professionale, appare evidente che Simone Mancini mette al primo posto l’istinto sensoriale.
È il caso del “Torrente Pesa in Aprile”: pochi alberi che quasi sfumano nell’azzurro delicato del cielo, l’orizzonte che sembra presagire l’arrivo della pioggia, tutta l’atmosfera che fa da cornice a questa visione e le acque del torrente, appena appena increspate, completano l’espressione dell’opera.
È una sensazione delicata che potrebbe essere percepita in un’alba di primavera.
Altro esempio è costituito da “Vigneti a Poppiano”. In questo caso la struttura è più complessa ed articolata: l’artista trasporta sulla tela il tipico paesaggio toscano, con le sue colline, i filari e sullo sfondo fa intravedere il castello di Poppiano. Non è una cartolina ma la pura e semplice interpretazione dell’essere toscani, figli di questa terra ricca di storia e di civiltà.
L’opera “La chiesa di Querceto” conferma l’attitudine di Simone Mancini a far partecipare lo spettatore a quell’armonia di colori, immagini, strutture, sensazioni citate da Paul Cézanne e sopra riportate.
Certo, il paesaggio toscano si presta molto a questo tipo di rappresentazioni ma è indiscutibile che la sensibilità dell’artista riesca a stabilire una congiunzione tra la realtà e il sogno, e non è poco.
D'altronde, non è forse questo quello che si chiede ad un artista?!
Farci sognare rivedendo il mondo attraverso i suoi occhi.