Prof.Giovanni Zavarella
Italo Svevo scrive nella ‘Coscienza di Zeno ’ che ‘ Uno dei primi effetti della bellezza femminile su di un uomo è quello di levargli l’avarizia’.
E noi aggiungiamo: e non solo.
La donna che da sempre ha ispirato poeti e scrittori, musicisti e pittori , è ,forse, la risorsa maggiore per le trasfigurazioni artistiche. Non solo per la sua dimensione di creazione secondaria che la rende unica sull’aiuola di memoria dantesca, quanto, invece , per la personificazione della valoriale bellezza identitaria ed elitaria al femminile. Che , per il tramite di onde emozionali , suscita in chi ha il privilegio di accompagnarla in amore nel giardino della vita e dell’arte. E in quest’ambito di attenzione artistica si pone l’esito pittorico della pittrice Stefania Rosichetti. Che da alcuni anni,con squisita sensibilità femminile e passione spontanea , persegue un progetto figurativo ,laddove la centralità della tavolozza è occupata da una donna ,dalla donna che si propone sia per la grazia e la leggiadria delle sue colme forme, sia per una sua elegante e intrigante espressività del volto. Mai aggettivata da eccessivi attributi erotici, ma sempre foriera di stupori ammirati e di emozioni che ci riconciliano alla vita del quotidiano. I suoi volti di remoto rimando rinascimentale tratteggiati con campiture cromatiche di origine crepuscolare rivelano una espressività che va ben oltre la fisicità dello sguardo per ‘lazzonare ’ una spiritualità intimistica e dell’anima. La Rosichetti che non è debitrice agli ‘ismi’ modali di ieri e di oggi, visualizza dei visi femminili, che senza essere eccessivi e caramellosi ,sono protesi in tristezza e in malinconia , verso il cielo,quasi alla ricerca del proprio e altrui sentiero. Quindi si tratta di donne ,elaborate con una cifra tecnico – compositiva personale ed originale che si propongono per una espressività fisico – psicologico solenne e distinta. Una sorta di aristocrazia dell’anima femminile.
Non si ricerchi negli olii e acrilici della giovane Rosichetti ,- sarebbe sforzo vano - , scomposte sensualità o captatio benevolentiae maschilisti. La donna figurata dalla Stefania non intende protestare o provocare. Non vuole apparire per la sua ’sic et simpliciter bellezza ’. Vuole, al contrario , mostrare e dimostrare di essere creatura in cammino. Insieme. Non strumentale. Magari aggettivata da forti toni coloristici di un qualche rimando caravaggesco. Funzionale ad un progetto di vita dove non estraneo il ‘cogito,ergo sum ’. I critici d’arte e i cultori del bello non si lascino ingannare dalla prepotenza di questi premi piani delle donne. E’ indispensabile andare oltre l’apparente per cogliere la magia dell’espressione dell’anima.
La tavolozza della Rosichetti , al di là della giovane età, non risente di astrattismi e di cerebralismi. E’ , e vuole essere ,la fotografia di una donna che interroga e si interroga. Non per trasgredire ,o scandalizzare , ma semplicemente per dare visibilità a ciò ch’entro le urge. Quindi non è pittura dell’evasione e dell’effimero, ma esigenza,urgenza ed emergenza di un’anima che vuole guardarsi dentro e fuori. Per dimostrare a se stessa ,prima che agli altri, di essere nata per vivere la dimensione della conoscenza estetica.