Giorgio Folassi
Il Quadrato Edizioni, Milano
L’arte di Stefano Catalini svolge sempre il problema da un aspetto concettuale, astratto, ma sempre al di sopra di tutto, di attualità esistenziale, avvicinandosi alla rappresentazione della scena, sia dal punto di vista della configurazione pittorica, sia da quello del contesto espresso per mezzo di essa. L’arte ha il dovere di essere tale e lo è quando anticipa ed esalta i problemi della società e della storia. L’artista non poteva scegliere che questo stile, questo modo di comunicazione per un momento tanto importante per la civiltà: Wall, parete, muro, frammento. Il contenuto è significativo. Ma non c’è una posizione politica, né etica, c’è la scelta obbligata dell’artista che osserva gli attori della tragedia dal fondo della platea, non sale alla ribalta, non prende parte alla rissa, ma corre nello studio a riversare sulla tela emozioni, sentimenti, accelerazioni, e soprattutto verità, quella sottintesa, quella nascosta, quella da lui artista sentita salire dal profondo dell’animo. Non poteva che scegliere la formula astratta per comunicare questa linea importante: l’astratto di un colore corroso da un sole che ne ha disperso le linee e le forme. Eppure c’è sempre una parte alta del quadro staccata in modo preciso, magari monocolore, ad indicare una apertura o una fine, a indicare una speranza o un
blocco totale. Ci fa piacere, ed è da osservare con fede, questa piccola parte del quadro, perchè ha una impostazione diversa, annuncia una resistenza, una possibilità di allargamento, di dilatazione, è la fede dell’uomo che si solleva al di sopra cercando se stesso nella luce della verità e di un intima civiltà. Rimane sottostante la vasta parete. Spogliata dei suoi ornamenti, dei suoi mascheramenti, l’umanità divisa grida le sue verità. La corrosione è visibile, è rappresentata dalla pennellata e della gestualità pensosa dell’artista, ma ha anche una nascita fatta di pietre e pregiudizi, di calce e di rancori, di cemento e di paure, muro o parete tirata su da operatori sospettosi, violenti. La materia si trasforma con il tempo in modo diverso e tanti fattori possono incidere sul processo di mutazione. Così anche la vita si trasforma con un cambiamento che è determinato tanto da ciò che siamo tanto da ciò che ci succede. Alla luce di queste considerazioni, nella visione degli accadimenti di oggi, nei loro riflessi personali o di massa, la pittura di Stefano Catalini non ha più vincoli di astrazione, diviene enormemente facile e chiara. Il messaggio è dipinto con colori e tanti piccoli segni. L’osservatore lo ascolta nel silenzio della sua oscura intimità. Lo giustifica o lo smentisce, vi si accartoccia o se ne libera, lo dimentica o lo ricorda. L’artista non suggerisce né rimedi, né panacee, pone il problema, e con questo fa veramente della vera Arte.
novembre 2017