Francesco Carbone
La pittura di Tony Alonzo vive, intanto, di una sua particolare “autonomia” rispetto alle matrici culturali che essa all’apparenza richiama e che si lasciano facilmente individuare tra il surrealismo e la metafisica storiche, sia pure espressi con più aggiornata sensibilità. Le stesse matrici, infatti, potrebbero risultare in questo caso probabili, dense come sono di interiorizzazioni e di “silenzi” delle cose che postulano interrogativi e rimandi nelle sfere dell’inconscio, dentro i labirinti dell’Io che formula simboli, metafore allusioni, accostamenti emblematici di immagini e di segnali privi di riscontro con i dati rivelati e immediati della realtà convenzionale.
Nonostante ciò, l’evento pittorico di Alonzo non intende però raggiungere questo stadio definitivo del proprio compimento, ma restare al di qua di esso o nel pre-conscio, stravolgendolo e rendendolo momento assai fecondo di una irrealtà che al singolo affida il linguaggio personale della pittura e ad essa la rappresentazione del sogno e delle deviazioni della vita.
Pittura, dunque, dotata anche di substrati etnici, quella di Alonzo, dove il vizio e le perversità dell’uomo sono registrati con sofferenza, attraverso il modo di rendere gli oggetti e le figure, esprimendoli con colori tersi, immobili accostamenti e trasparenze cromatiche che attivano suggestive componenti di una simbologia efficace e spontanea.
Il tempo della vita è così desunto dall’Artista come centralità dalle durate effimere: giovinezza e vecchiaia incalzate dal succedersi rapido delle stagioni relazionate agli accadimenti che vogliono sostanziarsi di valori e di sentimenti positivi, di aspirazioni e di sogni sui quali incombe, invece, perfidia e devastazione.
Per tale ragione, intenzioni mentali ed esiti pittorici, trovano nelle opere di Tony Alonzo un reale ed autentico riscontro.