Mariano La Martina
Altra volta annotammo che nella pittura di Tony Alonzo la vigoria del pensiero si traduce in nettezza di disegno e in suggestione di tinte in cui si immerge l’idea-soggetto. Oggi, riaccostandoci al Nostro per verificare i momenti più recenti della sua creatività, sentiamo che in lui si è ulteriormente consolidato il progetto di compenetrazione di finito e infinito, di realtà e pensiero attraverso una insistente presenza creaturale colta nello sforzo di conseguire una suprema dignità morale.
Una pittura tematizzata, che potrebbe definirsi antilirica, se non intervenisse il raptus contemplativo in senso platonico, cioè la capacità di proiettare il geometrico dettato del pensiero negli spazi di una dimensione onirica. Una dimensione che è la cifra artistica del Nostro, quando in essa annega l’idea-soggetto strappata dal suo regno di appartenenza, dal mero referente teorico.
Una sorta di magia per la quale i tempi del progetto e della esecuzione poetica si unificano nella perfezione formale, in virtù della quale l’opera si spiega da sé, con le sue sollecitazioni emotive e cognitive.
Nella sfumata sovrapposizione di piani monocromi si compie, ad esempio, la successione concettuale di “Genesi”: sullo sfondo, dentro uno squarcio di nubi densissime, un sole che nasce e su tale presagio aurorale si staglia il volto di un uomo che scruta quello speculare di una donna dall’aspetto sommesso. Storia di cose e storia di creature nel loro primo nascere dalle brume del tempo.
In altra raffigurazione, tra una rosa e un cumulo aspro di rocce, campeggia un albero spoglio, spettrale. Esso, con le propaggini inferiori, si compone in corona di spine su un capo chino, confuso tra le cose, ma presente. E’ il quadro che traduce in tenuità di colori il tema dell’”Onnipresenza”, cioè la convinzione religiosa della provvidenzialità che trionfa sul vuoto esistenziale e sul dubbio del “poi”, come in “L’ultimo monito”, come da un’ansa di cielo, si staglia un’occhiaia profonda per una pupilla che guarda e che giudica. Su una mano si adagia un ramoscello di ulivo spezzato: segno del nostro furore che distrugge il più alto valore, la pace.
L’itinerario religioso-figurale di Tony Alonzo procede al di là del muro dell’ovvio, sino ad affrontare il rovello più tormentoso in “Resurrezione”, l’epilogo del sacrificio dell’Uomo-Dio, che l’Artista riconsidera in una sorta di controstoria iconografica. Non più il Cristo inchiodato nella croce e col capo reclinato come fiore reciso,non più il Cristo sublimato nella statica cornice del dolore. In “Resurrezione” il Nostro ha realizzato un capolavoro di movimento attraverso la sapienza del tocco pittoricocce si intride di pensiero. Qui c’è il Cristo che fugge dalla croce e nel contempo infrange una significativa guaina di vetro che lo imprigiona. E non più spirali di cielo incoronano la sua vittoria sulla morte e il suo ritorno al Padre; solo schegge di vetro nel buio, il calice “amaro” rovesciato, un ramo d’ulivo, il cui verde vince a stento il nero che l’avvolge.
Il baricentro della rappresentazione artistico concettuale sta nella contorsione vigorosa del corpo e nella espressione volitiva del volto dietro un braccio proteso verso chi? Verso che cosa?
Certamente verso l’Umanità che di Lui ha ancora bisogno, di Lui che, se ha trionfato sulla morte, può trionfare altresì sulla stoltezza dell’uomo moderno, usurato dal tecnicismo e dalle ideologie.
Il tema religioso di Tony Alonzo è intenso, ma senza pretese di mistica edificazione, così come intenso è il tema morale, ma senza tentazioni di moralismo.
“Il vizio”, “La verità e la menzogna”, “L’umana follia”, non sono aride rappresentazioni allegoriche, ma momenti di delizioso abbandono lirico in cui scopri, in filigrana, la leggiadria figurale: due occhi bellissimi, una bambina che poggia (o che sboccia) nel grembo di una conchiglia, fragili creaturine che invocano o aspettano la fine della follia umana.
Tony Alonzo è poeta che consegna al colore il suo bisogno di comunicare, ma soprattutto di sognare, come nella stupenda composizione “Inseguendo un sogno”: un volto serenamente pensoso, una colomba come brandello di nube, una rosa, un globo che contiene un’esile fanciulla….Sono i segni di una nuova mitologia per liberarci dal tarlo del pessimismo?