Ermino De Biase, professore e storico.
A me un artista piace (o non piace) d?istinto. È
subito un sì o un no che esprimo nei suoi confronti perché, forse, giudico un
quadro per l?accostamento dei suoi colori, una scultura per la morbidezza delle
sue linee, una poesia per le lacrime che riesce a strapparmi e una bella musica
perché mi fa lievitare l?anima. È per questo motivo, dunque, che mi sono sempre
piaciute le opere di Umberto Cesino. Con il suo stile, egli parla direttamente
con lo spettatore a cui non resta altro che mettersi davanti e godersi l?opera
per la naturalezza dei soggetti, per la spontaneità dello stile, per la
sobrietà dei colori, per l?espressività dei volti. Tutte cose che, quando
visiti una sua mostra, ti mettono in serio imbarazzo per la successiva scelta
del dipinto che, poi, eventualmente, devi portarti a casa. La sua opera che,
comunque, preferisco di più, tra le tante, è il monumento all?Emigrante: un
notevole bronzo che si trova in provincia di Avellino, a san Mango sul Calore.
Nello sguardo deciso, ma non rassegnato, di quell?uomo, rivolto verso i nuovi
lidi che dovrà raggiungere, c?è l?estrema dignità di un dolore trattenuto per
l?abbandono della propria terra; in quelle mascelle serrate c?è tutta la rabbia
e la determinazione per un gesto a cui il destino lo ha costretto; nel braccio
che stringe un involto e nella mano che trattiene la classica mappatella, infine, la forte volontà
di tener ben stretto a sé tutto ciò che gli resta delle proprie radici. Tutti
aspetti, questi, sui quali si basa quell?orgoglio meridionale che i fratelli d?Italia attizzarono quando,
calarono, come orde barbariche, sulle nostre terre; tutti aspetti, questi, che
l?abile mano dell?artista ha mirabilmente fissato nel bronzo.