Franco Bulfarini
“La forma delle emozioni”
di Vesna Faiazza, in arte VEKI
Vesna Faiazza è nata in Tuzla (oggi Bosnia ed Erzegovina) dove ha frequentato le scuole prima- ria, secondaria, il liceo classico e la facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Saraievo. Allo scoppio della “Guerra dei Balcani”, è stata costretta a lasciare gli studi universitari, ad abbandonare la terra di origine e raggiunge la Germania, dove tuttora vive e lavora.
Dal suo trasferimento in Germania, concretizza maggiormente la sua formazione artistica: nel 1993-1994 segue il Corso di Disegno e Pittura tenuto dal Prof. G. Vuilleumier, presso la Nuova Scuola d’Arte di Zurigo e tra il 1995/2002 segue numerosi corsi e seminari di formazione artistica. Dal 2003 al 2010 frequenta la Scuola Pittura alla Roos Ahrweiler e dal 2008 al 2013, partecipa al Corso di Disegno e Pittura presso l’Akademie für fernstudium di Hamburg. Dal 2011 al 2013 consegue il Diploma di Maestra D’Asilo, dal 2014 frequenta il Seminario di Pittura e Disegno tenuto dalla Docente Rosemarie Bassi presso la Europäische Kulturzentrum a Remagen.
Note tecniche: Se pure artista figurativa, Veki in diverse opere rasenta l’astrazione, caricandosi anche di elementi informali. Fra i soggetti troviamo nature morte, vedute e paesaggi di genere, ritratti- stica e nudi. Le modalità del fare sono varie, la sua arte va dalla pittura ad olio e ad acrilico, alle tecniche miste, al collage, poi non manca anche la tecnica dell’acquarello, l’uso dei pastelli ed infine il monotipo. Per il disegno, a prevalere è l’uso di matite e soprattutto del carboncino, non infrequen- temente misto. Interessante il progetto denominato “Atelier-Vesna” che raccoglie le principali opere dell’artista, focalizzandone al meglio il profilo e la produzione fino alle opere recenti.
Valutazioni e commenti sull’operato: visto il percorso artistico di Vesna Faiazza, in arte Veki, non si può non notare l’eterogeneità del progetto e la capacità di espandere il proprio linguaggio tecnico-iconografico in diversi modi e direzioni, con una propensione ad aprirsi alle varie possibilità di indagine che il mondo dell’arte offre.
Secondo la mia opinion,sembra che predomini l’intento di potersi esprimere al di fuori di stilemi preconfezionati, per meglio esternare con la massima libertà espressiva la propria intima visio- ne del mondo e le pulsioni dell’animo, spesso irrazionali. Tale forma mentis si sostanzia a prescindere dalla tematica e dal soggetto d’indagi- ne, in un dato sentito a livello intimo ed esistenzia- le.
Nei paesaggi, appare la freschezza delle cromie che si appuntano non tanto ad esternare la sempli- ce mimesi della realtà della natura, ma rendono l’intima rivisitazione di tale realtà, ove la tavolozza personale ben calibrata si rivela fortemente espressiva sulla tela. Per quanto riguarda la ritrattistica, la personalizzazione è evidentissima: qui Veki, nel definire i soggetti sul piano formale, privilegia con evidenza l’aspetto psichico interiore.
I volti delle persone ritratte, appaiono con sguardi fra il riflessivo e l’assente, come manichini ispirati a De Chirico, fanno emergere bisogni interiori ed una sofferenza di fondo, come a scandire piani metafisici del pensiero, da cui deriva un senso di inadeguatezza, solitudine ed un’inquietudine esistenziale, che è ponte di raffronto con il nostro vivere sociale, spesso ansiogeno e scarno di valori reali.
Ma Vesna Faiazza, in arte Veki, non è solo questo: non mancano nature morte, opere narrative che prendono spunto da antiche favole, come “La Bella addormentata nel bosco”, nudi ed altre forme espressive ai limiti del concettuale.
I dipinti della nostra artista si avvalgono della luce che percorre le scene fra colori caldi e freddi, giustapposti con eleganza formale. Sostiene la trama pittorica un disegno reso con tratti sensibili e disinvolti, spesso istintivi e tali da rivelare un dialogo interiore sempre presente, a volte di spessore poetico ed emotivo. Il dipinto prima abbozzato, viene poi forgiato amabilmente e con competenza. A volte predomina la corposità del colore che introduce con tale modalità a valori di forza e di carattere non solo cromatico.
La proposta artistica nel suo insieme abbraccia il sentire contemporaneo, ove il dipingere non si limita agli aspetti legati al decoro formale, ma ha funzione di esprimere importanti gradi di libertà emozionale. Questo avviene, a maggior ragione, nelle opere che trovano approdi in parte o total- mente astratti, di maggior istintività, come “Quando le strade si dividono” o “L’albero e i suoi frutti”. In queste opere emerge un vasto mondo onirico che vede la scala e l’albero elementi fondanti, quasi l’artista insegua sogni ad occhi aperti. Intrigano anche i collage, ove si attivano riflessioni sul nostro vivere e sul sociale e ove la pittura da personale si fa impegno di umana partecipazione al consesso sociale, riflettendo su diverse tematiche di attualità e mettendo in gioco i sentimenti.
L’artista guarda oltre il soggetto per carpirne le istanze profonde per vedere e far vedere ciò che a volte non sappiamo o possiamo vedere, per impre- parazione o per distrazione. Emerge una visione del mondo personalizzata oltre il dato retinico resa per spaziare nel cosmo delle sensazioni, sempre con stile riconoscibile ed apprezzabile che fa di Veki artista meritevole di attenzione.
Analizziamo ora alcune opere: “Il Castello di Olbrück” (acrilico su tela cm. 70x100) è un’opera di forte impatto cromatico. Qui i colori sono decisa- mente quelli dell’animo, in un fluire di tinte tali da rendere il dipinto inno alla natura. Si evidenzia una voce romantica dell’artista che fa si che, di fronte a tanta bellezza del creato, si crei un senso di spiaz- zamento in quanto l’osservatore si sentirà inevita- bilmente piccolo e soverchiato dagli elementi naturalistici, ma certamente anche appagato.
Altra opera è “Il cambio delle stagioni” (paesaggio a tecnica mista ed acrilico su tela, cm.120x160). Si tratta di un dipinto piacevole sul piano cromatico, i colori sono resi corposi e correttamente disposti. La sensazione che ne emerge è di gratificazione visivo-sensoriale, ove affiora la forza della natura, e l’orizzonte immenso soddisfa il nostro occhio che vi spazia felice. La luce percorre la scienza riscaldando il nostro animo e trasmettendoci positività.
Nel quadro intitolato “Donna rossa” (tecnica mista acrilico carboncino su tela, cm. 190x120) è il colore che prende la scena e, attraverso l’interposizione carboncino-acrilico, genera suggestioni di inadeguatezza nell’osservatore posto al cospetto dell’immota figura femminile, statuaria, ed in primo piano, dipinta priva di capo, come mero oggetto da assoggettare alla voluttà altrui. In questo porsi è implicita la protesta silenziosa, di un corpo la cui anima appare come rubata dall’ignoranza e dalla violenza, dato emblematico di questa nostra società. La stessa vestizione intima, stringata e basica, rende il corpo monumento e pone l’indice sul diritto al rispetto e a non essere soggiogato ed oppresso.
Concludendo, non mi è difficile attestare il valore della proposta, meritevole di ampio riconoscimento in quanto valoriale pei contenuti, interessante sul piano formale e dell’intelligenza creatività, certamente da legare al contemporaneo sentire.
Franco Bulfarini