Carmine Manzi
E' un pittore dal linguaggio complesso, che per prima cosa sorprende e ti rende pensoso, poi ti aiuta egli stesso alla lettura, perché ti soccorre con la forza della sua umanità e con il suo invito alla scoperta di un mondo interiore pieno di sofferenza e di amore. Al primo incontro con la rigidità delle sue figure e con l'assenza quasi completa del colore, ti prende un senso di sospensione, di quasi sgomento, ma poi ti convinci che è soprattutto un modo nuovo di fare pittura e di individuare negli uomini la carica umana del loro tormento.
Ed ecco allora che s'intrecciano e prendono corpo i motivi delle sue immagini, fino a che l'artista non riesce a trasmettere nei suoi personaggi per intero il peso del suo tormento. Ogni figura sembra che faccia blocco per raccontare la sua storia individuale ma non si associa facilmente all'esternazione degli altri. Tante figure, che poi danno l'idea di essere altrettanti mosaici, rese a sbalzo, a rilievo, di una compostezza ineguagliabile anche nella manifestazione del proprio dolore.
E ci si convince subito che il pregio di questa pittura-scultura di Empireo risiede proprio in questo suo gioco paziente di ombre e di luci che ora si rifiutano ed ora s'intersecano ma che trasmettono l'ansia metafisica dell'Artista che vuol rendersi carico, ma talvolta non riesce ad esprimersi per intero, di tutte le sofferenze e le agitazioni che investono la società contemporanea.
A mano che la sua vita riemerge dai ricordi del passato, e la narrazione autobiografica acquista d'intensità, il discorso pittorico diventa più chiaro, più omogeneo, anche più originale e l'influsso picassiano visto da alcuni come fin troppo evidente finisce invece per dileguarsi in una dimensione che è propria della figura umana da lui concepita.
Diplomatosi a Napoli come maestro d'arte per la sezione decorazione plastica (nato a Boscoreale, nel 1948), sembra sotto certi aspetti di tradire, con la severità e robustezza delle sue opere, quello spirito più aperto e disteso che è invece congeniale alla sua terra d'origine, eppure le sue figure finiscono per commuovere perché, nonostante tutto, riescono a mettere in crisi - come argutamente annota Carmine Ferraioli - certezze e conquiste mal interpretate e mal gestite.
1992