ANTONELLA NIGRO


Il meraviglioso e il sogno
Simbolo ed evocazione nell’opera di Vincenzo Ridolfini
L’arte di Vincenzo Ridolfini appartiene all’onirico, a quel mondo magico e segreto ove l’uomo non è più vigile sui propri pensieri e libera l’inconscio da tutti i vincoli, creando un susseguirsi d’immagini di carattere simbolico. L’artista giunge, attraverso le sue opere, ad un piano “superiore” poiché fonde le due realtà che sono alla base della vita, ovvero quella della veglia e quella del sogno. Compaiono, così, accostamenti inconsueti di elementi diversi appartenenti a categorie distinte, le quali, nel mondo reale, sono impossibili da conciliare. Forte è l’ispirazione ai mondi di Joan Mirò con le sue geometrie colorate e sospese, a Max Ernst con le sue figure antropomorfe fuse fantasiosamente, a René Magritte con le sue rappresentazioni alterate ed irreali. Vincenzo Ridolfini accoglie le suggestioni bretoniane e le personalizza attraverso un linguaggio pittorico volto a mostrare il mistero che aleggia nella realtà.
Nell’opera dell’artista vi è l’eco della poesia di Jarry e Lautréamont, l’interesse all’esplorazione degli strati più profondi della personalità, al sovvertimento delle regole logiche perché si possa accendere l’attenzione sui significati latenti dell’immagine. L’artista con tale, articolata indagine, propone la rivalutazione del meraviglioso, del desiderio, della follia, cioè di una nuova dimensione attraverso associazioni incongrue e inconsce slegate dalla cristallizzazione del quotidiano.
Compare sovente l’occhio, ancestrale simbolo d’introspezione, di specchio dell’anima ma anche di coscienza selvaggia come nei Ciclopi. Una valenza esoterica e mistica anche nell’opera di Vincenzo Ridolfini: risveglio interiore, intuizione e trascendenza, spesso posto quale protagonista al centro del dipinto.
Antonella Nigro
Il procedere attraverso immagini fortemente e vocative che richiamano l’anelito ad una dimensione “altra”, lo si riscontra anche nell’uso di ulteriori elementi quali le torri, metafora della verticalità che è unione tra gli opposti, tra terra e cielo, desiderio di ascesa ideale, sforzo di elevazione oltre la materia verso la rarefazione, verso regni eterei, verso i mondi dello spirito.
Poetici i personaggi creati dall’artista, mutevoli e danzanti, in equilibrio precario su invisibili fili, anch’essi sono partecipi di una ritualità che affonda le sue radici nell’ancestralità: attraverso il coinvolgimento dinamico del corpo il singolo individuo trascende, armonizza la propria dimensione con quella naturale e universale giungendo alla scoperta, al palesamento di ciò che è oscuro a causa della “stasi”, dell’inerzia parallizzante. E ancora isole, rifugi mitici della mente alle quali è possibile approdare dopo un lungo viaggio, dopo aver incontrato l’altro e se stessi; incroci di percorsi, bivi e diramazioni ove riecheggia l’enigma della scelta e l’affidamento al fato.
I colori vivi, scelti dall’artista, compongono scene surreali che, ossimoricamente, appaiono come visioni concrete ed esistenti, quando suggeriscono la bella silhouette del Vesuvio che abbraccia il mare partenopeo, svelando l’amore per una mediterraneità sentita come idea indiscussa d’ogni ispirazione artistica, profonda vocazione della capacità e del fervore creativo.
Antonella Nigro
Critico d’Arte