Arianna Di Presa

Vittorio Menditto nasce a Concordia Sagittaria nel 1990 e nel corso della sua esistenza rende la sua passione per l’Arte una vera e propria professione. Inizialmente, la sua produzione pittorica offre una visione paesaggistica ma in seguito, egli stesso decide di optare per un cambiamento di stile scegliendo di prediligere l’Astrattismo. Un Astrattismo fortemente rivelatore di un’interiorità stravolta da accadimenti inevitabili rende Menditto ancora più propenso a coinvolgere lo spettatore in un’ottica multiprospettica e resiliente. I cromatismi non assumono linee precostituite, piuttosto seguono il flusso corporeo che deriva da un’immersione insita di invisibili sensazioni che si dipanano oltre l’indistinguibile orizzonte del possibile. Tale percorso, non conosce tempo e si prefigura come la continuazione di più asole esistenziali travolte dal sorgere di imperturbabili sofferenze e auliche conoscenze. Il senso dell’Essere confluisce nel mistero della grandezza e dalla propria volontà di espandersi nell’indissolubilità materica, che viene intesa un binomio unico tra percezioni fisiche e richiami spirituali. Proseguendo lungo l’espansione delle sue forme astratte si assiste ad un progressivo raggruppamento di emozioni esplicite e latenti che conducono ad abbracciare la propria dimora, a consapevolizzare in maniera graduale con il proprio Io, il tramite più efficace per compiere un processo di autoanalisi. La psicologia gestaltica studia l’iterazione tra l’uomo e le forme, ossia come la percezione delle forme diviene esperienza psicologica. Il modo in cui si struttura questa esperienza psicologica segue leggi universali. Ad esempio, il cerchio tende ad esprimere sempre la medesima sensazione, indipendentemente da cosa abbia forma circolare. E così avviene per i colori,per l’articolazione tra forme e forme, tra colori e colori, e tra forme e colori. In sostanza, l’atto percettivo, affidandosi ad esperienze già possedute e a meccanismi di fondo, tende ad interpretare l’oggetto d’indagine che vede indipendentemente da ciò che visibilmente rappresenta. L’artista, vive la medesima realtà di tutti. Riceve le medesime sollecitazioni, le interpreta con la sua specifica sensibilità, e, in più rispetto agli altri, le sa decodificare in forma. Il gesto creativo, sostanziandosi in un’opera, diviene traccia esistenziale. L’opera creata diviene traccia di tutta l’iterazione tra realtà, sollecitazione, sensibilità e creatività, che può essere comune a tutti, ma che solo l’artista, proprio perché è tale, sa esprimere e oggettivare. La nuova forma, non ha più altro referente al di fuori di se stessa, ma nello stesso tempo conferma e ripete il principio di necessità interiore. La tessitura della forma materiale e spirituale si compie in una serie di illuminazioni che avvalorano un’autentica Rivelazione. Pertanto, la denominazione migliore risulta arte concreta o reale poiché costituisce la Nascita nella Rinascita verso la comprensione del Mondo.

Dottoressa Arianna Di Presa.