quadri in vendita online - BESORGEN

Descrizione

Chi è l’Uomo e come lo si può definire: nessuno è mai riuscito a dare una definizione dell’uomo in quanto tale. Posso stargli davanti, posso vederlo, toccarlo. Posso misurarlo, conteggiargli un’ età ma non posso definirlo. Nel momento in cui darei una definizione renderei manipolabile l’Uomo stesso. Dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo alle più recenti leggi europee sulla Vita o sulla conservazione di Essa non compare mai una definizione di Uomo. De Vita ipsa (a riguardo della Vita stessa), possiamo notare innanzitutto la “differenza”. E’ dalla differenza di genere che la Vita produce se stessa. Il genere è un concetto intimamente legato alla Vita; ne è esempio la riproduzione. La Vita va vista come generata e generante proprio in base alla sua differenza di genere. Ed è su questa riproduzione, tanto casuale quanto precaria che mettiamo la nostra attenzione. Questa generazione in particolare è precaria. Hans Urs von Balthasar, nato nel 1905 e morto nel 1988 vedeva tutta questa precarietà nella generazione appartenente agli anni della guerra. Che direbbe oggi davanti alla crisi globale, non solo economica ma anche di valori? Dal punto di vista heideggeriano, la storia della metafisica è un cammino di occultamento, di oblio dell’essere. Heidegger ritiene necessario rischiarare le nebbie di questo plurisecolare oblio, e tornare a chiedersi socraticamente “che cos’è l’essere?”. E noi lo stiamo facendo attraverso l’arte. Dell’essere si è persa ogni traccia, ma solo in apparenza. Per ritrovare il significato originario dell’essere, bisogna svolgere un percorso a ritroso in un’epoca dello spirito non ancora contaminata da pregiudizi ontologici. La conclusione di Martin Heidegger è condivisibile: occorre approfondire il problema dell’essere, al di là della sua presunta ovvietà, universalità, e indefinitezza. E’ proprio all’interno di questa indefinitezza che occorre riscoprire l’Io. Heidegger non nega valore ai concetti metafisici tradizionali, ma ne invoca il superamento, in nome di un vago nichilismo che sottolinea i concetti di angoscia, cura, essere-per-la-morte. Ma l’essenza della vita non consiste, non può consistere in una cupa visione pessimistica, ma in un altro concetto: la progettualità. È quindi necessario esaltare un concetto fondamentale della cultura e della tradizione heideggeriana: la cura. In Heidegger la ricerca del senso dell’essere in accezione esistenziale lo conduce a trovare un originale tema speculativo; l’artista trova attraverso la sua arte quello che Heidegger aveva definito come “besorgen”. L'antica parola latina cura indica due termini apparentemente lontanissimi, come angoscia e protezione; “cura” potrebbe essere reso nella nostra lingua anche con l’espressione pre-occupazione, che indica appunto sia l’atto del preoccuparsi, del prendersi cura, che una situazione preoccupante, carica di inquietanti interrogativi. Ci si prende cura non solo di un esser-ci, di una singola esistenza, ma in generale dei diversi enti intra mondani, cioè le varie cose che incontriamo nel commercio-ambientale con il mondo in cui già ci troviamo. Preoccupandoci della cosa che ci viene incontro, per Heidegger noi sperimentiamo una sorta di apprensione indeterminata, dalla quale non possiamo sottrarci. Non si capisce però perché il rapporto con gli enti dovrebbe causare apprensione o timore, mentre in realtà l’insicurezza impedisce di fatto qualsiasi rapporto di conoscenza. E’ in questo contesto di idee e ispirazioni che l’opera si colloca in dialogo con lo spettatore: lo sguardo inquieto e quasi allucinato di Madre Teresa parla al cuore dello spettatore. E’ stata immediata l’attribuzione del titolo a questo dipinto. Dice l’artista: “Quando ho letto per la prima volta il concetto di prendersi cura della Vita ho pensato a lei. Ho pensato alla sua profonda inquietudine di non poter raggiungere quante più persone potesse. E’ un esempio di oggi. Già quelli della mia generazione hanno potuto ascoltarla, vederla, magari incontrarla. Siamo stati colpiti dalle sue rughe profonde, come fossero le piaghe dell’umanità afflitta dalle carestie e dalle diseguaglianze sociali. E’ custode per eccellenza del dono della vita in questo trascorso ventesimo secolo dove più’ d’una guerra ha visto lo sterminio di interi popoli. Non mi riferisco solamente alle due guerre mondiali, ai morti ebrei o ai soldati al fronte, ma il pensiero va anche a quei morti silenziosi, frutti di politiche sociali di controllo demografico; ai disastri atomici di cui ancora oggi se ne contano i danni attraverso modificazioni genetiche, tumori e malformazioni.”

Sentendo queste parole, come possiamo non andare con la memoria agli ultimi anni dove sempre più politiche discriminanti e non includenti hanno portato in modo più o meno diretto a grandi disequilibri sociali. I paesi in guerra sono molti, così come molti sono i morti. Custodire la Vita, esserne curatori e irrequieti custodi, significa proteggere il dono infinito di essa. Il volto segnato e lacrimoso di Madre Teresa ci indica la strada. La carità è la via del bene.

Le linee bianche che sembrano piangere sul dipinto appaiono a taluni come una gabbia dietro la quale è confinata tutta la vita di Madre Teresa, quasi dimenticata dalle nuove generazioni che non l’hanno saputa imitare. Madre Teresa di Calcutta (1910 -1997) rimane indiscutibilmente protettrice delle vittime della povertà. Ad oggi è una delle delle persone più famose al mondo. Ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 1979, e il 19 ottobre 2003 è stata proclamata beata da Papa Giovanni Paolo II.

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1 commento

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  1. Flyer Art Gallery
    11 set 2016, 12:05:21

    bello!

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Paolo Carena Marini vende quadri online

Paolo Carena Marini

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