Gocciolano i colori della città
di Rino Capone
Descrizione
La città perde i colori. Perché?
La mia risposta è la seguente: perché ha perso i valori.
Se Mondrian vivesse oggi, sarebbe costretto a rivedere le sue teorie sulla metropoli, da lui intesa come luogo deputato a realizzare gli ideali del neoplasticismo e, quindi, la felicità di tutti.
Nel terzo millennio abbiamo megalopoli come Shanghai con 24 milioni di abitanti, Karachi con 23 milioni e mezzo, Pechino con 20 milioni, Tokyo con 15 milioni, Mumbai e Istanbul con 14 milioni, ecc.
Esse rappresentano la più grande contraddizione dei nostri tempi: da una parte, grattacieli sempre più alti, ardite architetture, esibizione di ricchezze incommensurabili; dall’altra, miserrime baraccopoli e interi quartieri in condizioni di degrado e ad elevatissimo tasso di criminalità.
Insomma, siamo andati ben oltre le pessimistiche previsioni che, in tema di città, gli espressionisti contrapponevano all’ottimismo dei futuristi: questi la consideravano simbolo di dinamismo e di progresso; quelli vi riscontravano (già allora) problemi di sfruttamento e di alienazione.
Torna d’attualità il famoso quadro di George Grosz (1893-1959), Metropolis, in cui vediamo una folla impaurita che fugge per allontanarsi da qualcosa di catastrofico, in corso o imminente. Non si può escludere un significato allegorico. In tutte le ipotesi, la metropoli rappresentata da Grosz è un posto da abbandonare per mettersi in salvo.
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