IL POZZO - dotato di elegante cornice.
di Ezio Ranaldi
Descrizione
IL CORPO FEMMINILE IN PRIMO PIANO, SOGNA UN MONDO “LIBERO”, SENZA PRESENZE OSCURE, NEGATIVE. SENZA ABITI PER TRAVESTIRSI NE’ MASCHERE PER NASCONDERSI. EFFETTI SORPRENDENTI, CON TONALITA’ CHIAROSCURALI SEMPRE Più RARE, UNICHE, PER EZIO RANALDI ESCLUSIVE. GLI STESSI CORPI FEMMINILI, RICOMPONENDOSI, RUOTANO, DANDO RIGINE AD IMMAGINI ASTRATTE O MEGLIO APPARTENENTI AL FILONE DELLA POP-ART, ATTRAVERSO LA MAGISTRALE ELABORAZIONE DI TANTO ARTISTA. ED E’ PROPRIO NELLE BIZZARRE, SCABROSE, TERRIFICANTI DESCRIZIONI DEI SOGNI CHE EZIO SI COLLOCA ALL’APICE DELLA PURA CREATIVITA’, RAPPRESENTANDO IL PROPRIO MONDO NASCOSTO ATTRAVERSO IL SOGNO. EZIO RIESCE PERFETTAMENTE, ATTRAVERSO LE SUE STRAORDINARIE COMPOSIZIONI, A RIVOLUZIONARE LA LOGICA PER PROPORRE L’ILLOGICITA’ DEL MONDO INTERIORE CHE CI APPARTIENE DA SEMPRE E NEL QUALE CI RITROVIAMO FINALMENTE SOLI, MA LIBEIL QUADRO è DOTATO DI ELEGANTE CORNICE.
L’artista Ezio Ranaldi attraverso la sua arte si prende in carico una delle tematiche più cocenti – e più discusse – della storia dell’umanità: il ruolo della donna. Le donne vengono rappresentate tanto nella loro potenza seduttrice, protagoniste indiscusse su tele conturbanti, quanto nella loro più intima fragilità, paura e ferocia. Sono rappresentate frammentate, spezzate, “rotte” (il tutto coadiuvato da simboli che ne evocano lo strazio: esplosioni, urla, bicchieri che implodono) come a indicare una sessualità sfaccettata, stratificata, in continua mutazione e sempre in bilico. Nulla per la donna è definito o definitivo in sé e fuori da sé. Emerge la tensione, la paura di dover difendere la propria fragilità e vulnerabilità dalla brama altrui, proteggere il simbolo della potenza generativa più profonda: il corpo, nudo. Ed anche la voglia, stremate, di potersi obliare e sottrarsi allo sguardo altrui; dormire, girare le spalle a quello specchio di consapevolezza, di dura crudità. La donna lotta, la donna è arrabbiata. E’ intensa, forte; il colore rosso ricorre spesso ed evoca una passione che scorre nelle vene, ma anche il sangue versato e la sofferenza. Sulla scia di Klimt, Ranaldi si propone di rappresentare la donna nella sua complessità, nel suo eterno divenire e trasformarsi, come vittima di un destino che non si è scelto. La luna ne è garante e testimone. Non a caso Ranaldi pone la luna, lucente e silenziosa guardiana, accanto a corpi di donna. La luna, archetipo femminile materno per eccellenza, è simbolicamente da sempre collegata ai ritmi biologici, all’acqua, alle maree, ai cicli femminili, al passaggio dalla vita alla morte. Il femminile lunare è misterioso e ambiguo, ha il potere divino di vedere oltre, di illuminare le zone d’ombra dell’anima, soprattutto quelle più oscure e di entrare in contatto con queste in un dialogo che può far tremare.
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