quadri in vendita online - "Le regole della vita", Janusz Korczak

Descrizione

Janusz Korczak

Le regole della vita

Pedagogia per giovani e adulti


Sinossi


Quando nel 1929 Janusz Korczak pubblica Le regole della vita ha uno scopo ben preciso: costruire “una pedagogia per i giovani e per gli adulti”, come indica il sottotitolo; mettere a disposizione di tutti gli adulti e di tutti i giovani – insieme – un saggio, un libro scientifico che permetta di meglio comprendere quel che si gioca effettivamente nelle relazioni interumane e nello spirito dei bambini. Per oltre ottant’anni questo libro ha conservato la sua verità e il suo segreto: accompagnare piccoli e grandi nella giungla dei loro desideri, e soprattutto delle attese spesso contraddittorie degli adulti, per meglio comprendere la complessità delle regole, quasi sempre implicite e mai davvero esplicitate, che reggono le relazioni nella società, in famiglia, così come nella vita scolastica, nel mondo dei giochi, nelle compagnie. Solo ponendo innanzi punti di chiarezza assoluta nei sentimenti e negli ideali che animano tutte queste realtà della vita, diviene possibile aiutare i bambini e i giovani a costruire il proprio progetto di vita e a migliorarsi nella prospettiva di un mondo più giusto, più umano, più solidale, a misura delle proprie aspirazioni. Proprio questo concerne anche gli adulti.




Janusz Korczak (Varsavia 1878-Treblinka 1942), educatore, medico, scrittore, ha dedicato la sua vita alla causa dei bambini in un’epoca turpe della storia. La sua opera pedagogica e letteraria è gigantesca e non ancora pienamente edita. La sua azione di precursore della rivoluzione del rispetto del bambino, il suo lavoro di coordinatore di due orfanotrofi a Varsavia tra le due guerre mondiali, la sua attività di insegnante e di formatore, il suo impegno con la stampa e con la radio agli esordi del XX secolo, la sua azione coerente di protezione dei bambini nell’inferno del ghetto di Varsavia durante l’occupazione nazista, la sua scelta di accompagnare i bambini selezionati per il campo di sterminio di Treblinka, fanno di lui il padre spirituale dei diritti del bambino.


Fonte:

https://www.mimesisedizioni.it/libro/9788857536989



Oltre il buio, una stella nasce


Dario Arkel

Pedagogista e docente universitario



Di Janusz Korczak ultimamente si è scritto molto anche in Italia, soprattutto da quando, a doveroso corredo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, il 20 novembre 1989 è stata promulgata la Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Korczak ne è stato l’ispiratore. Egli parlò infatti di una Magna Charta dei Diritti del fanciullo in un tempo assolutamente precedente, nel testo “Come amare il bambino” del 1912. Da qui Eglantyne Jebb, fondatrice del Save the children fund, nel 1919 anticipò il concetto diretto che anche i bambini fossero portatori di diritti. Nella lettura approfondita dei testi di Korczak si evince quanto questi diritti siano da considerarsi doveri per gli adulti.


Nel corso della sua breve vita (morì a 64 anni nel campo di sterminio di Treblinka), Korczak non fu solo ispiratore di Diritti del fanciullo, ma concretamente si adoperò totalmente per i bambini e gli adolescenti in un senso universale. Oggi appare piuttosto chiaro che egli ritenesse l’emancipazione dei bambini/e non solo un punto nodale per la parità, ma anche per una spinta al rinnovamento dei comportamenti degli adulti. Capire il bambino, infatti, impegna l’adulto a un superamento dell’egoistica barriera che lo comprime e lo saccheggia. Anche lo stesso pensiero rivolto ai bambini – ovvero la presa di coscienza che la loro fragilità può rivelarsi vulnerabilità a causa di una crescita distorta dall’adulto e dalle sue istituzioni – è già un buon passo verso la sua liberazione. Ne consegue un percorso alla ricerca della parità e della dignità di chi consideriamo un abbozzo di donna o di uomo sprovvisto delle cosiddette capacità degli adulti. Considerare inferiore all’adulto il bambino perché non è capace è un insulto non solo alla ragione ma anche al cuore, alla spiritualità laica che si chiama amore. Il bambino, ci informa Korczak, è una persona. Una persona che vive in modo differente dall’adulto. Perché i suoi valori sono diversi, il suo muoversi negli spazi e nel tempo sono diversi da quelli standardizzati e ripetitivi degli adulti. La capacità creativa, di cui ha parlato il suo coetaneo Martin Buber, è il più significativo passaggio per ripristinare il pensiero critico e sollevarsi verso la trasformazione virtuosa. Il bambino è la sorgente miracolosa di cambiamento in positivo di atteggiamenti che, come li definiva Korczak, sono propri dell’homo rapax, così come si delineava nell’ipertrofica trasformazione capitalistica il mondo. Una trasformazione non virtuosa per il dottor Korczak, anzi nociva che impediva ai genitori di occuparsi come necessario dei propri piccoli. La società delegava già ai suoi tempi ad altri, soprattutto alle istituzioni, la cura dei minorenni, soffocandoli nella disciplina. Una disciplina che sforna dipendenti di società a venire, inzuppati di nozioni che paiono utili per costruire l’uomo. Ma basandosi sull’esempio dell’uomo adulto, queste nozioni ingolfano e non permettono la vita al bambino-persona in quanto tale. Pertanto, nel delineare i suoi princìpi-guida, Korczak scrive 3 diritti fondamentali:


1. Il diritto del bambino ad essere bambino;

2. Il diritto al suo proprio tempo;

3. Il diritto del bambino alla morte.


Per il momento, in questo primo saggio introduttivo, ci limitiamo ad un accenno solo sul terzo, per sgomberare il campo da fraintendimenti. Il diritto alla morte è il diritto del bambino ad essere considerato persona con tutte le sue prerogative. Bisogna intendere il piccolo alla stregua del grande, e cioè portatore e oggetto di amorevole considerazione. Se l’adulto è mortale, tale dev’essere giocoforza anche il bambino. Significa, in sostanza, attribuirgli anche ciò che non si vede con gli occhi: la dignità dell’anima, la completezza di ciò che è. Da qui la rincorsa alla libertà di movimento, di gioco, di sperimentazione, che deve essere esperita dal bambino, similmente a quanto permesso all’adulto. E ascoltare e dire tutto al bambino, tutto proprio tutto, informarlo su tutto, anche delle situazioni gravi del vivere e del morire, come in precedenza Dostoevskij aveva scritto nel grande romanzo, L’Idiota.


 

Korczak, origini della prima stella

Chi era Janusz Korczak? Nato a Varsavia nel 1878 da una famiglia ebrea non osservante – all’epoca molte famiglie ebree dell’Europa Centro-orientale erano pervase dall’Haskalah, ovvero l’illuminismo ebraico – fu fedele tutta la vita alla sua città natale. Il padre, Jozef Goldszmit (nato nel 1844 a Hrubieszòw , morto a Varsavia il 26 aprile 1896), avvocato ebreo polacco, letterato e pubblicista, era figlio del medico Hersz Goldszmit già sostenitore dell’Haskalah così come divulgata da Moses Mendelsshon, e di Chana Rajs. Studiò al liceo di Lublino e si laureò in legge all’Università Imperiale di Varsavia nel 1870. Conseguì un dottorato sulla base di un lavoro stampato l’anno successivo. Durante i suoi studi, ha pubblicato sulla stampa (anche in “Izraelita”) corrispondenza, biografie di famosi israeliti, articoli sulla necessità di un’educazione ebraica secolare e sulla storia della nazione ebraica nella diaspora. Ha pubblicato separatamente: Immagini di ebrei glorificat: I. Sir Moses Montefiore. 1867 (con dedica al padre), II. Achilles Fould, 1869. La figlia del mercante. Immagine dell’epoca dell’ultima epidemia a Varsavia, 1868 (che dedicò alla madre). Nel 1871-1874 fu apprendista di corte a Lublino. A Kalisz, il 27 maggio 1874, sposò Cecylia Gębicka; il padre e la madre di Korczak si stabilirono poco dopo a Varsavia in via (ul.) Podwale 46. Józef iniziò a lavorare come avvocato di rango inferiore, patrocinatore presso il tribunale civile. Poco dopo, come avvocato giurato, riceveva i clienti in un appartamento in ul. Bielańska. In questo appartamento Cecylia mise al mondo Henryk Goldszmit, nel 1878 o 1879, il nostro Janusz Korczak, il Pan Doktor. Il neonato e poi bambino Henryk abitò in seguito in Miodowa 15 (1883-85), Miodowa 19 (1886), al 3 del quartiere Krasińskich (1888-90). Nel 1891-94 il padre rientrò nella sua famiglia di origine in ul. Świętojerska 28. Probabilmente in quel momento sono iniziati i suoi problemi di salute. È certo che nel 1892 era in cura a Nałęczów. Inoltre è stato ricoverato più volte in istituti per malati di mente. Di conseguenza, il deterioramento della situazione finanziaria,


È questa una pagina buia di Henryk, una pagina terribile: Korczak da giovanissimo si imbattè nella malattia mentale, nella sofferenza più sorda e muta, un padre vivace trasformato in una persona bisognosa di ogni tipo di attenzione e cura. Benché poco se ne sia parlato, la malattia del padre lo lasciò sbigottito e incredulo, proprio perché improvvisa e irriducibile. Anzi, nel corso del tempo, il bambino di allora ebbe modo di convincersi dell’ineluttabile distanziamento mentale del padre che, di fatto, lo lasciò nel 1896, quando aveva 18 anni. I 4 anni tra l’insorgere della malattia paterna e la di lui morte, si può supporre che per Henryk-Janusz siano stati di dolorosa intensità, bagaglio di consapevolezza della caducità, di tentativi di accumulo di sofferenza. È da supporre che sia allora maturata in Korczak l’idea sovrana della necessità del superamento del buio e della ricerca della luce nell’oltrenero.


Ormai diciottenne, Henryk rimase con la sorella Anna (nata nel 1896) a fianco della madre, Cecylia Gebicka, nata nel 1853. Cecylia, dopo la morte del padre avvenuta nel 1877 e della madre, Mina (Emilia) Deitszer (1892), e quella successiva del marito, costretta dalle circostanze aprì “alloggi per studenti ebrei e studentesse ebree, che frequentavano o si preparavano per accedere alla scuola secondaria o alla formazione professionale”, offrendo loro “lezioni private e buona cura”. Gli alloggi si trovavano nel suo appartamento in 18/10 in Leszno ul., come ci informa una pagina dell’Izraelita (1895, n. 3). Negli anni successivi, “autorizzata dalle autorità educative”, costituì una vera e propria pensione per studenti di scuole pubbliche e private, situata in un nuovo indirizzo, in via Nowosenatorska 6/11. Durante tutto quel tempo, Cecylia ha vissuto con suo figlio. Secondo la ricercatrice Maria Falkowska, dopo che Henryk fu inviato in prima linea nella guerra russo-giapponese nel 1905, “Cecylia chiese due volte la smobilitazione di suo figlio” (Biuletyn ŻIH 1997, n. 1).


Durante la guerra russo-polacca (1919-20), Henryk, ufficiale medico dell’esercito polacco, in possesso del grado di maggiore, contrasse il tifo mentre lavorava all’ospedale per malattie infettive nel quartiere di Kamionek, a Varsavia. Prendendosi cura di lui , Cecylia si ammalò e morì. Il suo funerale ebbe luogo il 13 febbraio 1920 al cimitero ebraico. La sua tomba non è stata conservata.


Pubblicazioni:

Il Vecchio Dottore


Fonte:

https://www.zeroseiup.eu/oltre-il-buio-una-stella-nasce/




La pedagogia della Shoah, Dario Arkel ci racconta Janusz Korczak


Puntata Speciale con Dario Arkel


Dal vivo 25 Gennaio 2024 18:30 


Il brucofarfalla TV


Guarda il video:


https://youtube.com/live/ZGW3ASh0hek?si=5dDbiCDzL4SDzneU


Dario Arkel 

MASSIMO 

ESPERTO 

Patrizio Moscardelli 



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