L'Oratore
di Nicola Viola
Descrizione
L’oratore
Parlava. La sua qualità migliore era sempre stata quella, riuscire a dissertare con
grande padronanza e competenza, mettere in fila le parole come le mattonelle di un
muro, una dopo l’altra, nel modo più naturale ed efficace possibile, e quasi non
accorgersi del tempo che scorre, per poi ritrovarsi ad ammirare il risultato senza aver
fatto nessuno sforzo.
Parlava con la stessa serialità dei temporali estivi, bel tempo e silenzio per giorni e giorni
e poi di colpo nubi e pioggia di parole a spazzare quella foschia vacua e trasparente di
ovvietà .
L’oratore, uomo temuto per la sua tagliente e dissacrante ironia era li a passeggiare
nell’ora del meriggio. La piazza come ogni giorno brulicava di piccole storie che si
uniscono e raccontano, in un limbo sociale dove l’apparenza diviene col tempo sostanza
e le abitudine un rituale monastico da rispettare. Quasi niente avveniva di mutevole,
passavano le stagioni delle piogge come le calure estive, e quel salotto nel cuore del
paese, vestiva i suoi diversi abiti, sempre con lo stesso immutabile portamento.
Uomini che fanno del loro tempo comune un’ampolla di nulla riempito da opinioni e fatti,
fatti, che come una fiumara scorrono senza arrivare però mai al mare.
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