NELLA STERMINATA DISTESA DEGLI EVENTI ( particolare)

di Marzia Marzia

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Descrizione

Introduzione: " Le opere di Marzia Maceratesi sono come la terra: vive, umide, brulicanti di vita, nere perché il nero è il colore che racchiude tutti i colori, intense come i suoi frammenti quando si attaccano alle mani mentre scaviamo una piccola buca dove mettere a germogliare il seme della bellezza. Poi sono un'esplosione di colori: con un balzo dalla terra al cielo, lampi di luci primarie, rossi e gialli accecanti, blu profondi e commoventi a la Delacroix, in un continuo rincorrersi di forme in movimento... L'immagine femminile è protagonista assoluta dell'opera e della riflessione poetica dell'Artista, un intreccio indissolubile di parole e pennellate. Figure appena accennate rivelano nella loro delicatezza, tutta la forza e il mistero dell'eterno femmineo: la necessità della metamorfosi come forma altissima di lotta di lotta al fato, le donne diventano vasi di porcellana trasparente, contenuti di vita rossa come il fuoco delle labbra. Donne con turbanti che remano su un mare di ottanio o emergono dai flutti con la testa avvolta nel giallo del sole, sono la solitudine del cambiamento, la Iside Pelagia che indica ai naviganti che verranno la strada da seguire...La donna è bussola che orienta il cammino dell'osservatore, fragile nel tratto ma forte nella sua essenza espressa dalla testa e dai seni scoperti... Luccicanti neri presagi che minacciano ma non sconfiggono la forza del femmineo che esplode attraverso il movimento della danza fino a rilassarsi in un magnifico ciano che avvolge ballerini arancio vivo, trionfo di nascita e nuova vita attraverso il blu struggente di uno sfondo d'acqua che purifica e salva. La memoria e lo sguardo sono temi cari all' Artista, ci colgono dalle sue opere più immaginifiche, ci incollano a forme sinuose come pitture rupestri e costellazioni lontane, esplodono nei dettagli di occhi, bocche, nasi, mani che si fanno spazio sulla carta e che, senza fatica arrivano al cuore dell'osservatore. Tutto il lavoro di questa Artista nasce dalla terra, dagli umori più oscuri, dai recessi più profondi di una riflessione delicatamente autobiografica che ci suggerisce solamente le sue difficoltà mentre celebra, indubbiamente, la sua straordinaria forza, il suo sguardo orientato verso l'alto, al cielo più profondo culla delle sue amate costellazioni e del bisogno vero di raccontare e raccontarsi...uno stupefacente movimento di idee colori e forme che ci legano al presente, alla vita morsa con voluttà e assaporata attimo per attimo nella sua difficile bellezza lasciando all'osservatore l'ingrato compito di staccarsi dai suoi disegni e guardare avanti, in un eterno ritorno verso l' Heimet: il luogo natio, il cuore da cui tutti proveniamo.

Irene Fabbri 

Antropologa culturale 

Roma 4 febbraio 2020

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