Violenza domestica (N°139)

di Fabio Pasquali

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Descrizione

L’opera rappresenta la violenza fisica, in particolare quella domestica; questa è più subdola in quanto avviene in casa, tendenzialmente questo posto viene considerato il “luogo sicuro”, il “porto sicuro” o più in generale un ambiente sereno. Una volta questa forma di violenza era socialmente accettata, per tale motivo venivano perseguiti solo i casi più estremi; c’è da considerare che la donna, all’epoca, aveva una posizione più fragile dal punto di vista economico e giudiziario (es. reato dell’abbandono del tetto coniugale) e per quanto riguarda i minori c’era il famoso “schiaffo educativo” o alle volte direttamente le “botte” educative, che falsamente si credeva che insegnassero l’educazione e il rispetto poi lasciavano posto ad adulti con traumi non risolti. La persona che applica questo tipo di violenza, nella mia esperienza diretta, quando è fuori di casa si presenta come una persona molto educata, gentile e amichevole; salvo poi mostrare la loro natura solo in casa dove non lo vede nessuni. Solitamente le vittime, per la maggior parte dei casi sono donne e minori; queste persone riportano poi nella vita dei traumi sia nella in quella attuale, esempio una donna vittima di violenza fisica, sia in quella futura, l’esempio di un minore che cresce in questo tipo di ambiente. Nel caso del minore si hanno due reazioni, l’assorbimento del comportamento abusante e di conseguenza sarà una persona adulta che avrà atteggiamenti, alla meglio, tossici con le proprie compagne che avrà nella vita e alla peggio, la ripetizione dello schema che lui ha vissuto. L’altra risposta, del minore, è la repulsione dell’atteggiamento e schema abusante; in questo caso la persona adulta cerca di diventare, nelle difficoltà, tutto l’opposto del genitore violento e dovrà guarire dai traumi conseguiti. Come ogni vittima di violenza, nel caso fisica, si sente con un senso di vergogna, avrà sensi di colpa e sarà molto insicura con gli altri; tutte sensazioni ingiustificate dato che non dovrebbe provarle lei. Personalmente io ho assistito a scenari molto crudi, poiché mio padre non era esattamente “papà dell’anno” e oltre ad alzare la voce capitava che alzasse anche le mani; in particolar modo su mia madre, la fortuna nella sfortuna è che tali episodi sono capitati non troppo spesso. Quando io ho raggiunto una certa età i casi sono ulteriormente diminuiti in quanto in casa c’erano persone (ho un fratello) che potevano intervenire in quel caso. Ovviamente ho lavorato tanto su di me per arrivare a raccontare aspetti “critici” della mia vita vissuta e posso dire che non sono per niente simile a mio padre, anche se dentro di me ci sarà sempre uno spettro di quel futuro potenziale.

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