Curriculum

Il mio percorso artistico

A livello estetico il mio percorso artistico ha subito una forte evoluzione, partendo

da una situazione molto figurativa, concentrata sulla metamorfosi del vero, in un

ambito quasi surrealista. Sempre affascinata dal surrealismo, dallo sciogliersi, dal

creare situazioni ambigue e inconsce. Credo che anche nei miei lavori attuali ci sia

un forte surrealismo, sia a livello compositivo e materiale, sia a livello ideale di

processo artistico. Questo lavoro mi ha portato a un periodo spaziale, non

associabile allo spaziale di Fontana, molto più immaturo, e crudo, lavoravo sullo

spazio, come vuoto, dove questi asteroidi navigavano, fluttuavano inermi

aspettando un mio schiocco di dita per ripartire, fermavo il tempo, e intravedevo

dei piccoli mondi, ma visti da me come personificazioni di persone a me care.

Questa mia realizzazione fu un grilletto che salta, mi permise di arrivare ad un

livello di coscienza e allo stesso tempo mi permise di perderla per liberarmi

completamente. Lavoravo sempre su quadri molto grandi, per me fondamentali,

dovevo danzare con i miei lavori, stenderli a terra, lasciare che la casualità

ballasse con noi. E poi con tutta sincerità, non mi importava riguardare il lavoro

per molto tempo, ma per un attimo, appena sentivo che era concluso, il trovarmi di

fronte a un mondo interiore così monumentale ai miei occhi mi dava una

sensazione unica, un sentito unico, ero avvolta, non spettatrice di un mondo più

piccolo visto in lontananza. Sentendo molti artisti parlare di come un formato

grande sia d’obbligo, per la liberazione di sé stessi, mi ha fatto sentire capita.

A livello estetico il mio lavoro ha subito un’evoluzione fortissima, ho passato un

periodo dove le mie tele erano degli sprazzi di memoria, dove si svolgevano molte

storie, succedevano molti fatti, si legavano e si slegavano, le forme venivano da

un mondo reale, che il mio inconscio aveva masticato, con dei forti simbolismi,

raccontando una storia non visibile agli occhi di chi non sa vedere.

Avvicinandomi sempre più a un’immagine veritiera di ciò che era il mio ricordo mi

sono fermata. Boccata dinanzi ad una foto scattata in un tempo passato in quel

attimo ho cominciato ad esaminare più i sentimenti di ciò che mi portavano tali

ricordi tralasciando il fatto in se. E così ora ogni qualvolta che mi metto di fronte ad

una tela bianca inizia una connessione e una sfida, nel aprirmi ad essa e fare

uscire tutto ciò che sento, facendo così oltre ad essere un bisogno la pittura è

diventata una terapia.

Ogni volta un pezzetto di anima