Armando Farina - Maestro contemporaneo - Artisti affermati
Biografia Farina (Associazione Aedes)
Armando Farina è nato a Salerno nel 1928 non lontano dalla Costiera Amalfitana ed ha iniziato a dipingere sulla scia della Scuola di Posillipo, seguendo la strada segnata dall'olandese Pitloo, da Giacinto Gigante e dai fratelli Palizzi.
Completa nel 1949 i suoi studi iniziati con Della Rocca a Cava dei Tirreni e nel 1956 si trasferisce a Torino dove entra in contatto con nuove culture, Milano, Parigi, Barcellona, Picasso e le nuove tendenze dell'arte contemporanea. Dall'impressionismo in "plein aire al post-impressionismo dei fauve, alle esperienze dell'astrattismo e dell'arte informale.
Partecipa a numerose rassegne nazionali ed estere, più volte premiato. Le sue opere sono presenti in molte collezioni italiane ed estere (Stati Uniti, Canada, Australia, Germania, Svizzera, Francia).
E' il Fondatore e Presidente dell'Accademia Internazionale S. Rita. La sua pittura si muove entro suggestive intuizioni di rinnovamento estetico, in una continua e sensibile ricerca personale, le sue tematiche si estendono su campi di svariati valori: lo spazio, la vita, la natura, la mistica. Sempre teso allo sforzo di una costruzione, vigile, senza eccessi intimistici e pericolose alienazioni.
Nelle sue composizioni il colore penetra la realtà visiva spessorizzandola, facendosi al tempo stesso realtà ed avvenimento.
Farina ricorre, talvolta, a soluzioni diverse usando collage, listelli di cartone colorato, strisce di masonite, piatti in plastica, carte argentate, assemblaggi di tele, tutto sottomesso all'esigenza di una pittura che è pur sempre colore.
In tal modo ogni componimento acquista una chiave fortemente individuale e diviene motivo di meditazione per lo spettatore."
Numerose sono le rassegne alle quali Armando farina ha partecipato ed i riconoscimenti che gli sono stati attribuiti. Per i dettagli si rimanda alla sua bibliografia.
Biografia A.Farina (forumdelcuore)
La storia e la sua tecnica
Nacque nel 1928 a Salerno, non lontano dalla costiera amalfitana, ed ha iniziato a dipingere sulla scia della scuola di Posillipo, seguendo la strada segnata dall’ olandese Pitloo, da Giacinto Gigante e dai fratelli Palazzi; ma fin da allora la luminosità prevaleva sulla forma anche se la spiaggia, le barche, le case dei pescatori, i castellucci sulla sommità delle rocce erano disegnati e concreti. Un elemento, la luce, costante nella pittura dell’artista napoletano, pur nella sua continua evoluzione. Esso ricorda i tempi di Maiori, Minori, Ravello Cava dei Tirreni come un’età felice, non soltanto perché allora aveva vent’anni, ma per la gioia che suscitava in lui la scoperta della pittura e, naturalmente, la stessa visione di un paesaggio “solare”, unico al mondo.Ora vive e lavora a Torino da oltre trentacinque anni.
L' evoluzione del colore
Armando Farina, passato attraverso stadi successivi è giunto oggi ad una pittura che si vale unicamente dell’elemento colore il quale sovrasta ed accomuna il pullulare di una moltitudine di esseri, prossimi a diventare folla, come entità che esprime una unica essenza. Non ha mai ripudiato quel suo periodo figurativo, in quanto è stato il suo primo passo il punto di partenza che gli ha consentito di giungere oggi ad una forma artistica coloristico-corale.
La descrizione di alcune sue opere
Abbiamo di fronte alcuni dipinti ancora freschi come “Auditorium”: è l’interno di un teatro con la platea, l’orchestra, la folla multicolore, la serie delle lampade circolari al soffitto. Gli elementi che caratterizzano questa opera sono lo spazio e la moltitudine che sembra condensarsi nel pullulante grumo di un’anima grande, quasi sollevata dal respiro del fraseggio musicale. La platea, il soffitto le pareti sono di colore rosso gioioso e la folla brulicante pulsa di verde e d’azzurro, mentre un fascio di luce bianca amalgama anime e corpi. L’orchestra sicuramente sta eseguendo un minuetto o comunque una musica allegra; l’opera è immersa in una fluida atmosfera, ma non vi si percepisce certamente la tensione che rileviamo in “Sinfonia in rosso”, dove il colore è più intenso, la struttura più intuibile nei diversi piani che scendono ad anfiteatro e su ognuno dei quali si compie una parte di spettacolo, confluente infine in un drammatico scenario. Le rapide pennellate di nero possono raffigurare gli orchestrali, gli attori, gli stessi spettatori, i piani celesti dei grandi leggii con i loro semplici rettangoli sembrano dar vigore alla struttura, sia orizzontalmente che verticalmente segnalandone la profondità.
Farina e Sutherland
Di fronte ad opere così concepite e ad altre consimili, viene naturale pensare a Sutherland ai suoi grovigli di forme vegetali, alle sue strutture vigorose, concrete, anche se lo spirito napoletano e quello inglese determinano non soltanto in relazione ai toni cromatici, ma anche all’architettura, alla composizione più rigidamente geometrica, sensazioni ed atmosfere diverse. Il clima è drammatico, dagli strumenti che le grandi leggi ci consentono di immaginare sembra levarsi, l’”Eroica” di Beethoven. La folla qui sembra incastonarsi nell’ambiente, vivere nell’ambiente,anzi crearlo, come genitrice figlio uniti in un grande amplesso.
Il suo pensiero
Rivisitando le sue opere, soprattutto all’inizio degli anni ’80,il pensiero corre a Dufy, ai suoi violini, ai suoi concerti con pochi strumentisti e alcune file, ben distinte di spettatori; corre a Mirò, ai suoi spazi felici, alla sua musicalità espressa attraverso i colori, ai suoi ideogrammi; a Kandinsky, alle sue “improvvisazioni”, ove le allusioni a oggetti concreti sono puramente accidentali; ed infine, in alcuni momenti particolari, a Sutherland, anche se il colore ed il calore di Farina sono vibranti, mentre il maestro inglese, pur nella sua acutezza espressiva risulta più freddo, insomma, più inglese. La folla, la moltitudine che Farina ama, può anche ricordare James Ensor il suo “Ingresso di Cristo a Bruxelles”: tuttavia quella di Farina non è un’umanità grottesca e crudele, ma una moltitudine che attende con fede i piani ed i pesci moltiplicati, una folla che sa abbandonare la materia per elevarsi a Dio.
Farina neo-simbolista
La sua coralità, il suo non annullare l’uomo in un eden celeste, ma renderlo partecipe di tutto il bene e di tutte le sofferenze dell’umanità, gliconsente di disegnare con visibile concretezza quella che la chiesa chiama “Comunione dei Santi”; spirito profondamente religioso, quindi con i suoi mezzi espressivi potrà superare ogni concetto tradizionale di figurativo ed astratto di materia e di spirito, per guadagnarsi uno spazio non definibile, non misurabile, al di fuori e al di sopra di ogni concezione che non sappia allontanarsi dai canoni e dai metodi fino ad oggi accettati, dai luoghi comuni, insomma : uno spirito innovatore che possiede contenuti e mezzi per esprimere i valori che ritiene essenziali verso l’effettiva rinascita dell’uomo.
Armando Farina
Pittore, nato a Salerno nel 1928, si è trasferito a torino dove vive ed opera da oltre 50 anni. Ha fondato l’Accademia Internazionale Santarita nel 1968 ed è attualmente il presidente in carica.
Sempre in mezzo a giovani artisti, regala la sua esperienza e il suo amore per l’arte, diventando per tanti un punto di riferimento ed un esempio. E’ ideatore del movimento artistico “Sferart” . “La sua produzione pittorica colpisce il fruitore, inizialmente, a causa di un duplice aspetto coessenziale al linguaggio estetico dell’Artista che rileva da un lato l’immediatezza del gesto, della pennellata, e dall’altro una complessa elaborazione interiore, frutto di un’incessante interrogazione dell’essere e dell’esistente. (L.S.)
Biography A.Farina (arteineuropa)
Armando Farina was born in 1928 in Salerno, Southern Italy.
Throughout the hardships and daily struggles of the Second World War the young Farina strove to complete his studies and gain his art diploma. After his graduation he gained entry to the “Della Rocca group” (headed by the great painter from the Neapolitan school), where he studied artists such as Cammarano, Morelli and Gigante.
In 1950, Farina moved to Turin, where he achieved tremendous acclaim and success winning the first National prize in Sulmona, Milan, Rome and Portofino. His career was further boosted with the “Ars et Labor”, where he showed alongside Mattia, Gilardi and Prada. This was followed by shows in the Gissi gallery in Turin and the Annunziata gallery in Milan in 1960. where he started to take an interest in the more informal style of painting which was the current trend without giving up his experiences of unimpressionism.
It was also then that he founded “Ars3”, a collective of artists including Ferrante, Molino and Simonetti.
1970 saw him become a teacher of art at “l’Accademia int. le S.Rita”, of which he was a founder, and where he taught important Turin artists such as Coppola, Viarengo, Miniotti, Ferrara and Albertone. In 1972 Farina assumed a different approach and his work became more personalised with signs and symbols reproduced within the enchanting colours of his palette. He also achieved national recognition with his work being shown all over Italy in galleries like the Giulio Cesare gallery in Rimini, and Galleria La Seggiola in Salerno, while attracting plaudits from gallery directors and critics alike, in particular, Bottino, Carlucci, Dragone, Oberti, IL compianto Spinardi, the artists of Calabria, Guttuso, Migneco, Jorn, Alecinsky and Copora.
In the early 80’s, Farina’s career and personal life was overcome by tragedy with the death of his wife Maria Rosaria. He gave up his unimpressionist style and started on a difficult artistic journey where he experimented with avante garde, informal “pop art”.
His whole lifestyle and approach to his work changed and he became more spiritual and devoted himself to the Catholic Church.
This period of evolution within his work did not altogether agree however with the galleries and art circles that he had previously been involved with, in particular, galleries in Turin, Milan, Rome, Naples and Bologna, who didn’t appreciate his artistic desires and refused to accept his new line of work. 1989 however, was full of promise, with two large personal exhibitions in Madrid and Barcelona, a public commission and the publication of a monograph, but then tragedy struck again, this time with the death of his daughter Flavia.
Ultimately, this period of tragedy and transformation resulted with the majority of work produced, remaining in the possession of Armando or his school l’Accademia S.Rita, with the only exceptions being his major public commissions, like the murals produced for: “Sindone ’89” in Rome. “The Angel of Turin”, a 4m x 10m work for the Sacred Museum of Cracovia. “The heart of Jesus” measuring 90cm x 90cm, and on permanent display in the Vatican Pinacoteca. “Stabat Mater “, a 1m square piece, within the Sanctuary of Pompeii, and several restorations carried out on various Frescoes in churches and castles around Turin and Piemonte.
Armando was understandably at an all time low after the untimely death of his daughter, and what he saw as a lack of appreciation for his experimental style of painting. He decided to leave Turin, the city he loved, and try to put the tragedies of the last decade behind him by carving out a new life and career in Rome. After settling in with these new surroundings he somehow rekindled the love he had for art, research and study, and set about painting in an invigorated manner, full of enthusiasm and passion, creating some of the finest work of his career. Rejuvenated and full of desire, Armando returned to his beloved home of Turin and restarted his career.
With the help of his son Giuseppe, who handles all his exhibitions and promotions, this incredibly strong willed and determined artist is now back where he belongs amongst the elite of contemporary forward thinking artists who are often copied but never bettered, and thanks to the same burning desire in Giuseppe, his work is in high demand all over Italy and can be seen in private collections around the world. He has a network of galleries who distribute his paintings, who can be found in Rome, Bergamo, Milan, Taormina, Pesaro, Padova, Venice, Paris, Edinburgh, Düsseldorf, Sydney and New York and is regularly shown at art fairs in London, Edinburgh, New York, Cannes and Dublin, among others throughout continental Europe.
Armando Farina still lives and works in Turin.