Elodia Rossi, architetto
I percorsi dell’arte pittorica stanno subendo, in questo Secolo di diffusa confusione, gravi e desolanti battute d’arresto. Sicché la pittura, quella vera, combatte in un difficile scenario dove tecnica e maestria sembrano aver smarrito la loro fondamentale essenza.
Sono percorsi che confondono, all’interno dei quali solo pochi individui cercano di affermare i cardini incontestabili del saper produrre arte. È il caso di Angelo Ionta che propone una pittura concreta, allegra, vivace, fatta di contrasti di colori decisi, sorta di inno alla vita in un momento storico immerso in un drammatico grigiore.
Viene in mente la poesia spensierata di Lorenzo il Magnifico, prodotta nel corso della sua intensa e non facile vita politica.
L’espressività di Angelo Ionta appare come una ribellione, forse perfino inconsapevole, tradotta su tela attraverso l’uso deciso e caratterizzato di forme e cromatismi che esaltano e producono un senso di sana liberazione. È una pittura spontanea che raccoglie emozioni di vita, interpretate anche con l’uso elementi
esplosivi tesi a richiamare il potente ruolo del dinamismo.
Così – derivazione del suo percorso di vita – è frequente imbattersi in arei in volo su differenti luoghi, ai quali l’artista consegna sempre una precisa collocazione geografica, al di là della peculiare e interessante interpretazione che ne restituisce. Ma anche il mare, le onde, le increspature – dalla cui rappresentazione emerge abilità tecnica - sono lì a dare vita ai paesaggi. E poi le espressioni dei volti, mai o quasi mai tesi all’immobilità iconica. È un intenso esercizio verso il movimento
che viene perfino richiamato dai soggetti utilizzati dall’artista su quelle tele che sembrerebbero votate alla staticità: come nel caso dei surf multicolore, la cui natura di per sé invoca l’azione.
Dunque la sua è una pittura figurativa, trasposizione di immagini decisamente riconoscibili, tuttavia mediate da interpretazioni davvero singolari: prerogativa che le conferisce un ruolo incontestabile di arte concreta. Angelo Ionta non imita nessuno, non rassomiglia a nessuno, non richiama l’operato di nessuno.
Qui è il punto. Anche in questo è individuabile la sua qualità pittorica.
Evidente schiaffo alla dolorosa inquietudine, l’arte di Ionta è il Trionfo di Bacco e Arianna, il Quant’è bella giovinezza dei tempi odierni.