Rossella Frollà

Le anime forti dei colori

Quello che colpisce di questa artista sono i pixel iridescenti che si popolano di volti, di movenze, di paesaggi dell’anima appena esplorati dal Tango. Ci si sente intrappolati dalla passione in un’ellissi chiusa mentre tutto intorno scorre naturalmente. Si esalta il traguardo dell’ombra e la luce rossa che ingoia ogni altra cosa. L’ossimoro si fa passaggio senza peso, il veloce ritorno alla memoria e lo slancio infinito nel tempo, nei luoghi dove trovano vita i contrasti del rosso, del nero e del viola, del circo e del teatro, dei sobborghi metropolitani. C’è un quid che lascia al nero di dare forma e vita ai colori come fossero figli che ognuno porta in grembo. Il rosso passa sulle bocche e le chiama. Sui corpi il giorno lascia lo stupore e la passione, un luogo pieno dove si perde l’identità di feriti e ci si apre all’atto fragile e umano dell’abbraccio. Tutto sostiene la leggerezza dei corpi e lei è li, l’anima è lì, sotto i colori, con il suo essere che ci mostra il nostro. Lei stava lì, in quella mia emozione pronta a venire al mondo. Tutto stava in lei, la vista mobile e veloce, morbido il tocco della luce nella ricerca intensa e libera delle cose. Tutto si riceve come un levarsi nuovo di un’energia travolgente, di una forza inspiegabile che va oltre il quadro e lo sguardo, e già si fa soglia al di qua di un orizzonte dilatato. Danzano i personaggi tra le movenze del mondo e il brivido sulla schiena è il tango, l’altro volto della fonte, la vita che fino alla fine ci raccoglie là dove la rosa rossa è tra le dita che sfiora la bocca. Esplodono passioni a saccheggiare i cuori, l’uno al cospetto con l’altro e la ricchezza emozionale dell’artista segue l’andatura dei corpi, la luce che incalza e sovrasta dall’immobilità grave. Questo tratto piacevole e forte erompe dalla radice e raccoglie ogni atto dello spettacolo. Il coro si volge al fondo e si rivolge a noi, incontra il nostro apparire, il nostro qualche cosa d’Altro che dalle forme perdute del nero acquista l’essenza profonda, dal basso sale verso l’alto e la spatola con mano ferma e leggera fa la sua scelta cromatica e vivace.

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