Biagio Lo Bue - pittore contemporaneo
Quando è iniziata la sua attività artistica e perché ha sentito l’esigenza di portarla avanti a tempo pieno, visto che comunque ha cambiato attività?
Non ho cambiato attività, in realtà, in questo periodo rende di più la mia pittura, ma di certo ho più piacere a far vedere i miei quadri piuttosto che i miei mobili… ci sto facendo un pensierino sopra però: chiudere tutto e dedicarmi anima e corpo ai miei quadri. Era il mio sogno fin da ragazzo, poi le esigenze della vita, l’attività commerciale di mio padre che non poteva mandare avanti da solo, il matrimonio e quindi le responsabilità della famiglia hanno determinato la scelta dell’altra attività. L’ultimo quadro risale, infatti, a 4 o 5 anni prima di sposarmi, me lo sono dedicato e l’ho chiamato “Le mie prigioni”…Dopo 25 anni, invece, è arrivato l’input ed ho ricominciato.
E come nascono i suoi quadri: da un’idea, un’illuminazione, dall’osservazione e analisi degli eventi?
Possibilmente anche dalla notizia di un giornale, da pensieri, ma anche da sogni o più propriamente incubi che faccio spesso, anche se da giovane ero più pessimista, adesso i colori si sono un po’ più ravvivati, prima i miei quadri erano più cupi e irti di ostacoli. Adesso la famiglia, l’età e i figli (la loro gioia di vivere), hanno contribuito a rasserenare i temi dei quadri non annullando però del tutto il mio pessimismo.
Ha dei pittori di riferimento?
Dalì, De Chirico, soprattutto mi piacciono le rappresentazioni metafisiche. I miei quadri sono spesso pieni di simboli che rendono, secondo me, più facile il compito a chi li guarda, perché i simboli e i colori riescono a comunicare meglio le idee. Ad esempio il “serpentone” che metto quasi sempre è simbolo di pesantezza, una pesantezza che potrebbe rappresentare lo smog moderno o comunque i danni che stiamo facendo all’ambiente. In un quadro (Il Deputato) si trasforma in anaconda, con una vera e propria testa, che divora il “Circo Madama”. Altri simboli che uso sono spesso opere d’arte antica, templi, il Mosè di Michelangelo sepolto nella sabbia simbolo dell’arte in decadimento e così via.
I suoi quadri quindi sono connotati da una forte allegoria legata al sociale, all’ambiente e alla politica, cosa intende comunicare?
Si, i temi sociali mi coinvolgono particolarmente come essere umano: l’amore, la società, la politica. Però mi piace di più osservare l’approccio dell’utente, cosa comunicano a chi guarda e vedere se c’è un riscontro.
Come intende nei suoi quadri il rapporto fra reale e surreale?
I miei quadri sono utopici, risentono del mio pessimismo, traggo spunto dal reale ma per andare oltre e, soprattutto nell’ultimo periodo, c’è sempre una speranza, un barlume di luce. Ad esempio, uno dei miei ultimi quadri, “L’ultimo caffè di Bertinotti”, l’ho dedicato a Bertinotti, i due uccelli in gabbia, in particolare, rappresentano le prigioni, la gabbia del comunismo.
from: CARTAVETRATA, Mensile di attualità socio politica, Anno V n. 31, Agosto 2008